lunedì 19 novembre 2012

Il solito nerd...

So già a cosa avete pensato vedendo il blog che non veniva aggiornato: "eccolo si è già rotto i cocones e non ha più voglia di scrivere niente". No ragazzi, la voglia di scrivere c'è sempre, in questo caso latitavano però le cose da raccontare. Tra clima infame (che xe bel solo quando se lavora!), ginocchia e altri arti ko la mia vita verticale è stata ben poca cosa nell'ultimo mese e mezzo. Infatti le uniche prese che sono riuscito a tirare erano o colorate oppure di legno. I weekend invece li passavo lobotomizzato davanti alla tv (e neanche quella di casa mia, visto che non la possiedo, ma a casa di Sha) a giocare con l'Xbox. La cosa triste è che ai videogiochi (soprattutto se in internet contro altri giocatori) mi incazzo in maniera allucinante, bestemmio peggio di quando cado su un tiro e sono vicino a farlo. Insomma sono proprio un cogli##e. Per rendere bene l'idea ecco un video dal web sui generis.
                                               (guardate al minuto 2,55....)

Bene adesso più di qualcuno starà pensando "ma se non hai fatto niente che cacchio scrivi ste cazzate sui videogiochi?". In verità qualcosa si è fatto. Infatti questo weekend il tempo era buono (almeno sabato), e anche se avevo il ginocchio che rompeva fortemente le scatole ho deciso di muover comunque le chiappe. Devo dire che vedere questa foto di me al Mello di quest'anno (prima uscita dopo l'operazione) mi ha aiutato ad essere più motivato!

                                  foto by quel simpaticone di Alan Segulin che ci manca tanto!

La destinazione è Kompanj, dove abbiamo appuntamento (sono ovviamente con Sha) con il Paso, Fede e Sango. Consiglio vivamente a chi non ci fosse mai stato di rimediare al più presto. Falesia bellissima per tutti in un contesto favoloso. Unico neo il sovra-affollamento degno di Ospo o Mano di Fatima. Visto che nelle ultime due settimane ho scalato fuori una volta e forse due in palestra le mie aspettative realizzative sono pressoché nulle. Ciononostante decido di fare un giro su "Rocket Max", uno degli 8b del settore principale. Grazie a Uros, anche lui impegnato a provarla, trovo subito le giuste metod. Felice di non essere proprio inchiodato decido di fare un second go per vedere meglio la via. Come per magia uno dopo l'altro mi entrano tutti i movimenti e anche se per un pelo arrivo alla ronchia a metà via. Da qui andare in catena sarà 6c. Anche se un po' rigido per la paura di fare qualche cazzata (si scala comunque su una roccia piena di appiglietti e non ricordandomi bene dove andare avevo paura di incartarmi o che mi si spaccasse qualche piedino dato che la via è abbastanza nuova) arrivo in catena incredulo. Ok la via non l'ho fatta proprio al secondo giro perché tre anni fa l'avevo già provata una volta, però alla fine dei conti il succo è quello e sono molto contento comunque (e che cacchio ci mancherebbe!).
                                                          foto by Luca 14 Dreos

Da sottolineare che pure il Paso (per chi non lo sapesse al secolo Alberto Pasini, presto di ritorno a Trieste in via definitiva) si guadagna meritatamente la birra del Viki burger salendo il suo primo 6c a vista. Well done!
Per la cronaca bisogna menzionare anche il mitico Sango (Matteo Sangalli) che fa una super prestazione, senza dubbio la migliore della giornata, riuscendo a cadere con il terzo rinvio IN MANO di un 7a. Quando c'è la classe........ (e ancora mi ascolta quando gli dico di provare un tiro al suo limite bagnatuccio a fine giornata...).
Il giorno seguente motivato dalla bella giornata trascorsa sabato (anche al di là della realizzazione) il buon proposito è di fare qualcosa. Il tempo però è muffo così con Sharon decidiamo di stare in zona ed andare alle Vergini in Valle (Rosandra), dove ho in sospeso una cosuccia....
Arriviamo e ad aspettarci c'è buona parte del Gheyteam (vi consiglio di visitare il loro fighissimo blog), reduce dalla loro classica cena annuale a base soprattutto di bevande (ovviamente analcoliche!). Purtroppo anche sta volta la via che vorrei scalare è in parte bagnata. Si chiama "Anek", vale 8b ed è stata liberata da Ciano. Senza dubbio la via più dura (e forse anche bella) all'interno della Valle. L'avevo già provata un paio di volte sempre in condizioni non ottimali (o era bagnata oppure era luglio). Il problema più che per le mani sono i piedi, in quanto un buon appoggione dove si mettono entrambi  è bagnato e fangosetto. Inoltre complica ancora di più le cose il fatto che sta proprio nella parte chiave della via, ovvero lo strapiombo iniziale. Su questa linea ero caduto già 2 volte sull'ultimo passaggio impegnativo, e la cosa mi dava parecchio fastidio. Ma per fortuna sta volta c'è il buon Leo, che prova l'8a di "Adelante" con la quale l'8b ha in comune l'uscita. Leo mi consiglia di tenere una presa bruttina che io usavo solo come intermedio. Cacchio mi sembrava impossibile ma così la sequenza è decisamente più easy! Dopo aver messo i rinvii e rivisto i movimenti parto deciso per il giro buono. Passo la parte dura molto bene, con ancora sufficiente autonomia nelle braccia per arrivare in catena, ma un eccesso di sicurezza sulla parte centrale facile mi fa cadere per un piede che scivola.... Valanga di bestemmie..... Ormai è quasi buio e non posso riposarmi come si deve. Dopo 5-10 minuti riparto purtroppo ancora stanco dal giro precedente, ma stavolta non faccio cazzate e finalmente chiudo la via. Devo dire che le mie dimensioni mi hanno permesso di usare un metodo sulla parte bassa che non so se tutti possono copiare. Ciononostante credo che la via sia troppo facile per valere 8b (l'ho sentita decisamente al di sotto di tutti gli 8b saliti quest'anno, incluso "Lap Dance" che è al limite inferiore del grado, molto vicino all'8a+). Credo che sia un 8a+ giusto, ne duro ne difficile. Ho pensato molto su quale sia la valutazione più corretta (secondo me) anche perché ho impiegato parecchi giri per salirla, ma il motivo (oltre alla mia scarsezza) è da ricondurre alle pessime condizioni con cui la provavo (o caldissimo o bagnato) e ad un metodo sbagliato in uscita. Personalmente trovo da cazzoni sgradare per sgradare (e leggere su 8a.nu che uno è "brave and humble", ovvero coraggioso e umile, solo perchè sgrada una via mi sembra una cagata colossale....), ma credo non sia etico verso se stessi darsi buona una via con un grado solo perché così è scritto sulla guida. Lo trovo ingiusto verso se stessi, solo per gratificare il nostro ego dobbiamo mentire prima di tutto a noi (e anche agli altri)? Personalmente credo che il grado universalmente giusto non esista. Tralasciamo le differenze fisiche e di abilità (mi scalo meio in placca, ti in strapiombo,ecc.) tra climber e climber, parlo delle gradazioni tra falesia e falesia o tra stato e stato. Chiunque viaggia sa che a Kalymnos (per non dire Spagna o centro-sud Italia) i gradi sono facilotti mentre in Zillertal (o più in generale i paesi nordici) tirati. Questo ormai è un dato di fatto quasi alla pari della scala dei gradi. Secondo me i gradi devono essere paragonabili fra di loro all'interno della falesia o gruppo di falesie limitrofe. Insomma se a Rodellar "Argo" è 8a "Nanuk" che è 7c dev'essere un grado più facile, mentre la differenza può essere meno marcata tra vie situate a centinaia di chilometri di distanza. Ecco anche per  questa filosofia ho deciso di  valutare 8a+ "Anek", perché trovo la gradazione delle altre vie che ho salito in Vergini decisamente più "stretta" rispetto al grado che alla via in questione viene assegnato sulla guida.
Chiudo questo post con una nota dolente. Ad Ospo la situazione dei parcheggi sta peggiorando sempre di più. Al campeggio si paga tre euro per parcheggiare l'auto in un prato (poi mi dicono che al ritorno ti danno pure una birra, sarà ma pagare per arrampicare in falesia non mi è mai andato giù) mentre la situazione nei parcheggi rimasti "liberi" è talmente incasinata che alle volte senza l'ombra di un cartello di divieto viene  rimossa forzatamente l'auto. Sono ben conscio dei fatti che hanno portato la gente del posto ad agire così (colpa dei soliti coglionazzi che non sanno fare campeggio libero come si deve e di nascosto), ma agire così da bifolchi (passatemi il termine ma mi sembra quello più adatto) anche verso di chi il posto lo ha sempre rispettato e ha contribuito anche se di poco alla sua economia (personalmente al ristorante del campeggio ho festeggiato la mia laurea, il compleanno di mio padre, la cena della ditta oltre a svariate cene e alla classica birretta post scalata). Il problema dei soliti idioti che poi grava sulle spalle di tutti è universale, personalmente l'ho vissuto sia arrampicando che andando in bici. Viaggiando ho visto anche come questo viene risolto. Posso portare l'esempio di Magic Wood (CH) e St. Leger (FRA). In entrambi i posti esistevano gli stessi problemi di Ospo e Misja (e a St. Leger fino a qualche anno fa non c'era nemmeno una guida cartacea, ma di gente se ne vedeva molta comunque), ovvero sovraffollamento e persone che dorme sparsa a caso. Bene in entrambi i casi la comunità locale ha risolto questo problema in modo molto semplice, ovvero creando uno spazio dove campeggiare liberamente (o con meno di 5 euro), fornito delle cose essenziali che un arrampicatore vagabondo e poco educato ha bisogno per non dar fastidio alla popolazione del posto: una fontana, un bagno chimico e i cassonetti dell'immondizia. Fatto questo il problema è risolto.
                                    Foto presa dal web del campeggio a Magic Wood.
             
Viceversa come la questione è gestita ora ad Ospo è deleteria per entrambe le parti. Per i climbers che non sanno dove dormire (c'è solo un campeggio, che tra le altre cose chi c'è stato dice che è caro per quello che offre, e forse due stanze in affitto) e parcheggiare, per le persone del luogo che si ritrovano adesso con auto parcheggiate ovunque. Per come la vedo o le falesie vengono dichiarate chiuse ufficialmente (magari in maniera più civile rispetto a Podpec, dove quei simpatici contadini tiravano in testa alla gente pietre, e se eri italiano o sembravi tale ti urlavano dietro pure "Fascisti andate a casa vostra"..... insomma pura classe) e schiodate, cosa poco probabile visto che Osp in Slovenia è il luogo storico e di riferimento per l'arrampicata, oppure si fanno le cose per bene e in modo civile (oltre che intelligente), seguendo magari le orme di quanto fatto in giro per il mondo (e magari aprendo gli occhi davanti a potenziali forme di guadagno decisamente più redditizie del magnifico e ancestrale lavoro con la terra, con le quali possono benissimo convivere senza problemi). Speriamo che la ragione prevalga.

venerdì 5 ottobre 2012

End season at Dark Point....

                                 La connesione di 7c che è diventata il mio riscaldo preferito

Alle volte i sogni non diventano realtà. Anzi togliete pur via "alle volte" e metteteci un "molto spesso". Qualunque livello verticale voi abbiate, se per voi l'arrampicata non è solamente uno svago come fare una passeggiata nel bosco, sapete bene che si torna più volte a casa con le mani vuote che con la "patacca". Così è finita pure la mia, seppur breve, avventura sulla via simbolo dell'alta difficoltà a Sezana. Sto parlando del "Trabajo del borracho extension", per ora la via più dura liberata nella caverna (grado 8c). Per chi non la conoscesse la linea parte circa 5 metri a destra di "Onda Anomala". La prima parte, gradata 8b+, l'avevo liberata nel 2010 e si fermava a circa metà parete. Dopo un primo tratto che varrà 7b/c si giunge ad un buon riposo, da dove le cose si fanno serie.

Qui il forte strapiombo si trasforma in un tetto, lungo circa 5 metri, che sembra tirato con il righello. Con 4 movimenti dinamici e molto atletici si supera la sezione chiave, poi bisogna restare lucidi per trascinarsi ad un onesto riposo.

Ancora un paio di moves non particolarmente ostici e con un lancione si giunge alla megaronchia da cui si moschetta la prima catena. Qui la parete strapiomba di meno, ma chiamarla placca sarebbe un insulto ai muri della Napo(leonica). Su questo riposo bisogna tornare nuovi, perchè subito le cose si fanno serie ed impegnative. Il muro torna a strapiombare parecchio (se non è un tetto ci manca poco) e la difficoltà va in crescendo fino a metà di questo allungamento. Andando per ordine si parte a bomba con una strana uscita da un piccolo tettino, facendo un dinamico da una tacca molto piccola (metà falange) ad una presona. Dopo qualche movimento su prese buone ma lontane si arriva ad una tacca sempre piccolina che bisogna strizzare per bene in modo da raggiungere una piccola ma più onesta spalla dalla quale si giunge ad una ronchia dove si può finalmente tirare il fiato. Questi ultimi tre movimenti sono il crux dell'allungamento. Da qui la via molla e sarà un 7b (da non sottovalutare) arrivare in catena.
Dal primo giro nel quale Sbisi mi aveva teleguidato ho avuto buonissime sensazioni. Infatti pochi giri più tardi cadevo già sul crux della parte alta.
Così, consultato il meteo che profetizzava l'arrivo dell'attuale tempo stramuffo, decisi che il penultimo week-end di settembre l'avrei speso tutto nella grotta nel tentativo di "encadenar" la mia king line per quest'estate. Così il venerdì (che per culo non lavoravo tutto il giorno) mi fiondo nella dolina con Ric. Il clima è già abbastanza muffo, ma niente di tragico. Dopo un primo giro a vuoto, dove scopro che una presina è bagnaticcia, il secondo va molto bene. Passo l'uscita dalla prima catena anche con la presa bagnata, arrivo al riposino prima del boulder e mi sento bello carico. Parto deciso, sento bene la prima tacchetta ma per un niente non blocco la spalla. La stanchezza si fa sentire e decido di salvare le forze per il giorno seguente. Sabato mi sveglio molto acciaccato. Della serie mi fa male tutto. Questa volta la falesia è piena di gente. Ai soliti locals Ciano, Talpa e Cab si aggiungono Alan e Davide più qualche ragazzo sloveno. Giungo in falesia per l'una con due amici di Padova che vogliono passare una due giorni nei nostri baratri. Essendo stanco decido di fare un'unica via di riscaldo, lasciando alla prima sezione del "Trabajo" il compito di finire il lavoro. Ad assicurarmi su quello che prevedo sarà il mio unico try sulla via è il Cab, che ultimamente mi ha portato molta fortuna (quando mi tiene lui chiudo sempre i tiri). Parto poco convinto viste le braccia distrutte. Come per magia passo bene la prima parte della via, e in buono stato arrivo al riposo della prima catena. Qui inizio a crederci, anche se noto che la tacchetta bastarda è ancora più bagnata. Ma sono qui, dopo un bel 8b+ e voglio giocarmela. Passo il primo filtro, decontraggo un attimo e poi parto in direzione del boulder. Dentro di me so che questa è l'ultima occasione di quest'anno per chiuderla (poi l'umido inzupperà tutta la grotta). Prendo una buona presa a forma di punta e con una bella chiusa mi accingo a raggiungere il riposino prima del blocco.
                                                          STOC!
Come un proiettile la presa che era nella mia mano sinistra si disintegra al suolo. Niente gloria per quest'anno.... Senza questa presa la via è inoltre diventata più dura, probabilmente anche 8c+. Non resta che levare i rinvii fissi. Avendo un termine temporale per chiudere questa via in pochi giri avevo dato il massimo e forse anche qualcosa di più. La delusione quindi è enorme, ma anche questo fa parte del gioco ed aiuta a migliorarsi.
Nel mentre Cianetto invece, dopo aver sistemato un due prese poco stabili e qualche spit che si girava, fa sua la seconda salita di "Vision Remain", via che conferma essere un 8a+ al limite con l'8b.
Il clima come previsto è peggiorato, quindi dopo una settimana di stop per recuperare le forze iniziano gli allenamenti! Dopo tanto tempo mi sono programmato un paio di mesi di lavoro belli intensi. Già ora dopo la prima settimana sono ko....speriamo di reggere(anche perché odio sempre di più la plastica!)!


P.S: tutte le foto sono state scattate dal mitico Riccardino Vella!  

giovedì 20 settembre 2012

Amilcar e la sua via "congeniale"

Chi conosce il buon vecchio "piccolo uomo dal grande braccio", per l'anagrafe Amilcar, ha ben presente il personaggio. Per chi invece non avesse ancora avuto il piacere di incontrarlo il modo migliore per descriverlo sarebbe "un pazzo che ama fare fatica" o "la potenza senza controllo". Questo basta a spiegare il perchè uno che è riuscito a chiudere "Sanjski par", 8c a Misja faccia per riscaldo dei 6b/6c in maniera talmente assurda da trasformarli in 7c e poi parta direttamente su vie di grado 8. Anzi spesso il riscaldamento viene completamente tralasciato. Fatta questa premessa martedì con l'animale che ho appena descritto e il suo "tutore" Riccardino Vella abbiamo fatto una toccata e fuga a Dark Point. Ognuno aveva suoi progetti da provare. Amilcar doveva chiudere i conti con "Sezana 31249" 8b, via che a suo dire gli era congeniale. Ciò corrisponde in parte alla realtà, se non fosse che il bravo orango (lo so Amilcar ha mille soprannomi) cadeva come un pero appena la via diventava più facile. Domenica è riuscito perfino a cadere sul banale tratto finale, lasciando letteralmente incredulo Ciano. Per fortuna questa volta (anche se con qualche brivido finale) le cose sono andate bene, e la via gli entra al primo colpo.

Anche il buon Ric dimostra di essere in forma, e al terzo giro chiude la boulderosa "Jungle Flash" 7c, andando poi vicinissimo a concatenare la stronzissima placca di "Cowboy Bebop" 7b+ tiratello.
Il sottoscritto invece si spara un ottimo tentativo sul "Trabajo del borracho extension" 8c.
                                 Il primo blocco del "Trabajo" foto by Riccardo Vella
Cado all'ultimo movimento duro dell'allungamento. Sono super motivato perchè ormai so che il prossimo giro potrebbe essere quello buono. Questa è la vera King Line di Dark Point. Un tetto lungo 40 metri se non di più che percorre tutta la falesia nel punto dov'è più alta. Per ora la via più bella e dura che abbia mai chiodato. Speriamo di chiudere in bellezza questa stagione nella cueva...

lunedì 17 settembre 2012

La miglior Lap Dance di tutta l'Istria!

                                Il muro iniziale di "Lap Dance" foto by Riccardo Vella
No, non ho iniziato a scrive di cose che riguardano il sudombelico. Qui si continua a scrivere di scalata (anche perchè credo che l'argomento sesso sia adeguatamente trattato da siti tematici quali xnxx, youporn, redtube, ecc).
E' da un paio di settimane che non scrivo nulla, ma di cose ne sono successe. Andando con ordine e partiamo dal "buco scuro" (oddio oggi so fare solo basse allusioni...qui finisce che mi censurano...) più amato dai triestini e non. Tra Sbisi, Ciano ed il sottoscritto c'è stato gran fermento nella produzione di nuove linee. La zona incriminata è quella del tettone centrale. Ciano ha chiodato una nuova linea tra il "Trabajo" e la sua "Fight the faida". Come al solito linea decisamente banale e poco strapiombante. In parallelo Sbisi ha piantato la catena e il primo spit (l'ultimo nella progressione arrampicatoria) per l'uscita definitiva della linea che avevo chiodato ad inizio estate. Io ho finito il lavoro e incuriosito dalle visioni propositive di Sbisi ho chiodato anche la diretta. Insomma tre vie totalmente nuove e ancora da liberare, a cui però si aggiunge una logica connessione che parte dalla vicina "Two shoes" per poi appunto girare a sinistra verso l'ultima nuova nata. La via è nei dintorni del 7b+/c, è stata liberata da Sbisi e poi salita al primo giro dal sottoscritto (e forse tra le due salite c'è anche quella di Ciano). Propongo come nome "Bastardi senza gloria" in onore di quei tre pirlacchioni che si sono sbattuti per aprire il 90% delle vie a Dark Point (e che hanno messo gli spit su questa connessione), senza ricevere gloria alcuna ma anzi spesso il contrario (visto che c'è perfino qualcuno che si è preso ingiustamente la paternità della falesia, che molti soprattutto oltreconfine chiamano la falesia Skedenj non si sa perchè, che qualcuno si prende la libertà di spostare gli spit di vie non aperte da lui, ecc).
La diretta invece è decisamente su di un altro piano.... dopo un primo tratto non molto impegnativo si giunge al tettone. Qui le prese ci sono, ma sono piccole e molto distanti. Facendoci due giri sono riuscito a fare tutti i singoli tranne due movimenti: il primo subito dopo l'ingresso nel tettone, il secondo in uscita. Se per quest'ultimo ci metto la mano sul fuoco che sia fattibile, sul primo non sono altrettanto sicuro (almeno per le mie capacità). Questo consiste, dopo un già difficile ingresso in tetto, in un dinamico da rovescio a rovescio. Questo singolo non mi è riuscito, e non ci vedo ancora chiaramente la luce. Il "bello" è che da qui bisogna fare ancora cinque movimenti di mano prima di arrivare ad una presa dove si riesce a smagnesare. Sono abbastanza sicuro che questa via non varrà meno di 8c duro visto che il grado della via viene fuori in 5 metri di tetto. Insomma il potenziale della dolina non è (come credevo fino a poco tempo fa) ancora esaurito.
Ma non mi piace stare sempre rintanato in quella grotta, infatti molto spesso nei week-end migro a Buzet, nella ombreggiata falesia di Izvor Mirne.
Come ho già avuto modo di scrivere questa falesia è molto bella, ricca di canne, alta anche più di 30 metri e situata in una bellissima valle che a tratti diventa una vera e propria forra. Un piccolo paradiso dove si può stare in pace con il mondo. Nel week-end appena trascorso vi ho fatto una bella due giorni. Il Sabato siamo scesi in massa. Sbisi, Ric e la sua amica Veronica, Cedo, il Polo con Gigi Billoro e un'altra coppia più i soliti sloveni e croati che anche loro alternano in estate questa falesia a Dark Point. In questa giornata la gloria se la porta a casa Ric (assieme ad una fiasca da litro di rosso) che sale il suo primo 7b a vista e va vicino a fare pure la classica "Befana" 7b/c. Per gli altri soltanto legne e dita spellate. Personalmente raccolgo però delle buone sensazioni su "Lap Dance", l'8b chiodato dal Polo. Questa via lunga più di 30 metri consiste in uno strapiombo iniziale di 15/20 metri che vale circa 7c e alterna sequenze su liste ad altre su canne. Infine si giunge ad un riposo molto buono con incastro di ginocchio che permette di recuperare alla grande prima dello strapiombo finale che fa cambiare marcia alla via. Questa sezione inizialmente molto dura è stata "decriptata" da Cedo che ha scovato un ottimo sistema con incastro di ginocchio. Alla fine si esce in leggero strapiombo, facile ma da non trascurare viste le prese delicate.
Il giorno seguente cambio gruppo e a scendere in Istria ci sono i Negovetti e la Staffo family. Le condizioni sono migliori rispetto a sabato, non ottimali ma più che decenti. Così dopo due stupendi 7b/+ parto cattivo sull'8b e magia, arrivo in catena sorpreso. Sono orgoglioso perchè il valore aggiunto di questa salita sono i complimenti di Staffo che mi faceva sicura "bravo Stefano, hai scalato proprio bene".
Anche Stefanin Negovetti porta a casa una bella salita con "Frenkie goes to Hollywood", il 7c più ostico della parete. Anche questa una bella via lunga che mischia sezioni su canne ad altre su presine più piccole.
L'unica nota negativa del week-end è la scoperta di come è stata mal gestita l'apertura di nuovi itinerari nel settore Sud di Izvor Mirne (qui trovate il video fatto da dei ragazzi croati su un 7c+ chiodato dal Polo) da parte di certi ragazzi croati. Questa parete l'avevamo disboscata (alla base c'era una giungla) e chiodata inizialmente io e Andrea Polo, seguiti poi dai soliti Sbisi e Cedo. Chi è venuto dopo di noi evidentemente non ha l'occhio e nemmeno il livello per chiodare. Se il livello può essere trascurato (Cedo ha chiodato più di qualche via molto dura avendo "solo" l'8a al tempo), l'occhio di scovare belle vie è indispensabile. Infatti basta dare uno sguardo alle nuove linee ed avere un minimo di esperienza per gridare allo scempio verticale. Non c'è una via che segua una traiettoria più o meno lineare, anzi certe vie vanno proprio a zig zag. Il bello è che non ci è chiaro il motivo, perchè se andando così a caso per la parete seguendo solo le prese più buone ed evidenti vengono fuori dei brutti 6b chiodando con criterio il grado non sarebbe lievitato per nulla (in certi casi) o di poco (sinceramente è già tanto se sarebbero saltati fuori dei 7b). Un vero peccato.

domenica 2 settembre 2012

E alla fine si riparte dal via

Che fine settimana ragazzi! Lasciamo stare le realizzazioni (che non sono mancate), quello che mi rende veramente felice del week-end appena trascorso sono i luoghi e le persone che lo hanno animato. Andando per ordine tutto inizia il venerdì sera. Sento il mitico Andrea Polo, il "my friend" con il quale ho condiviso mille avventure verticali. E' da quando ho ripreso a scalare che, per un motivo o per un altro, non siamo riusciti a fare una giornata in falesia assieme. Visto il clima sulla carta favorevole decidiamo di andare a spellarci le dita dalle parti di Buzet. Pandora e Izvor Mirne sono le destinazioni papabili. Arriva il sabato mattina. Il Polo parcheggia sotto casa mia, monta nel golf e via si parte. Dopo le prime cazzate di rito lui viene fuori con la proposta indecente " e se andassimo a M#####a?". Il super mega iper secret spot (a breve farò un post dedicato su quest'argomento) in zona Fiume è una falesia prettamente da autunno-inverno-primavera. Ma il clima è buono e allora why not! Sono secoli che non ci vado, e i ricordi di questa magnifica fetta d'Istria sono ancora vivi e mi fanno sbavare al solo pensiero. Come diceva Al Pacino in Scarface "This is paradise!". Arrivati nei pressi della falesia il meteo ci fa impensierire. Cielo grigio, la Bora che soffiava a Trieste stranamente non soffia qui e la pioggia appena passata dev'essere stata copiosa (e quindi può aver bagnato le canne). Inoltre l'umido con questa roccia che letteralmente morde..... saran dolori! Come se non bastasse scendendo l'impestato sentiero il ginocchio della gamba bionica mi fa un male cane. Partiamo easy sul 6c. Cacchio se il buon Staffo l'ha chiodata lunga: è un viaggio mistico! Finiti i riscaldi si parte per qualcosa di più "serio". Il Polo conferma che le condizioni non sono al top bestemiando sul suo ultimo "red ribbon" project. Io teleguidato ma ancora freddo mi fermo andando in catena di un bel 8a, "Total Extreme". Che bel tiro di pura continuità con il duro in cima. Al secondo giro le braccia più calde trottellano bene e arrivo nuovamente sull'uscita. Qui inaspettatamente disgaggio un buonissimo appoggio mentre faccio un movimento. Per culo riesco a stare su e stringendo i denti moschetto la catena. Nice! Purtroppo la pelle è ormai ko e non resta che impacchettare la roba.
I programmi per Domenica parlano ancora croato ma il risveglio è traumatico. Neanche la cremuccia climbon fa miracoli e la pelle latita. Così sento Sbisi e mi unisco alla ciurma che va a Dark point, posto decisamente meno esigente per la pelle. Nella cueva c'è una folla da grandi occasioni. Sbisi parte alla grande e libera la via di Luka Fonda nel tettone centrale. Si chiama "Vision remain" e si colloca nei dintorni dell'8a+. Poco dopo One chiude i conti con l'ormai classica "Fight the faida", l'8b del Frezzolini che nel frattempo sta chiodando una nuova linea "quasi appoggiata". E' stato motivante vedere Andrea chiudere questa via mettendoci veramente grinta. Così ispirato anche se stanchissimo riesco a trascinarmi in catena di "Sezana 31242". Questa via di 8b è stata uno dei motivi per cui 2 anni fa ho smesso di scalare. L'avevo quasi liberata, quasi perchè la prima parte facile era sempre bagnata e mi impediva di arrivare sulla parte dura con i piedi asciutti. Quindi posso dire di aver in parte chiuso un ciclo, e ora posso ripartire dal via! Il resto della giornata l'abbiamo speso a piantare spit su nuove vie e a sistemare i vecchi project. La birra in clapa a fine giornata è stata particolarmente gustosa questa volta!
P.S: sorry niente foto ne video oggi....

martedì 28 agosto 2012

Una road trip da più di 3000 km! Parte 2

Nel precedente post eravamo arrivati alla Balme de Yenne, o meglio alla nostra partenza in direzione Garda. Nel viaggio ho tempo di riflettere sulle settimane appena trascorse, sulla delusione ricevuta arrivati a Yenne e sulla voglia di non voler tornare a casa con questo amaro in bocca. Così davanti allo squallido grigiore dell'interland milanese mi viene un'idea: e se andassimo in Zillertal? Sharon viene inizialmente tramortita da questa idea, ma poi cede. Rimandiamo la decisione definitiva all'indomani, e dopo aver percorso la panoramica statale del Garda occidentale giungiamo ad Arco per passare la notte.  Il giorno dopo telefono al boss per sapere il programma per la settimana che verrà. Con grande felicità ricevo l'ok per star via fino al prossimo week-end viste le previsioni che promettono un clima tremendamente bollente e non consono al lavoro sui tetti e co. Grazie caldo torrido che infesti Trieste, per una volta mi hai fatto un regalo!
Così felice mi reco in centro a fare l'irrinunciabile giro per i negozi, anche perchè in Zillertal non ci sono mai stato e mi serve la guida. Guida che non si trova ma per fortuna al Vertical c'è il buon Alessandro "Gandalf" Gandolfo che mi da le coordinate di massima per raggiungere lo spot. Inoltre apprendo che i mie compaesani Sbisi, One e Nallan assieme alle fanciulle Laz e Laura sono nella vicina val Daone a sboulderare. Perchè non passare a trovarli? Così dopo un tuffo a Riva e qualche sbaglio di strada con conseguenti crisi di coppia risolte quando si torna verso la presunta retta via giungiamo a destinazione.
E' sempre bello rivedere gli amicici, ed è ancora più bello sboulderare assieme. Così il giorno seguente si aprono le danze sul bel granito a grana perfetta della valle. Questa è la mia secondo volta in Daone in 4-5 anni. La prima volta non esisteva neanche la guida. Già allora mi aveva colpito il posto, ora può tranquillamente lottare per essere il top spot nazionale! Dopo un furioso riscaldo ci fiondiamo al riparo dal sole sullo strapiombo di "The King". I miei amici marciano subito bene, con Sbisi che subito spara un due tentativi che si spengono solo sugli ultimi moves del lungo blocco di 7c+. Io al contrario sono diventato un disel e dopo qualche pessimo start faccio pure io dei buoni link. Ecco il video:

Nel pomeriggio il gruppo si divide, chi a scalare, chi a passeggiare e chi a cazzeggiare. Io e Sbisi andiamo a provare un blocco del "Gandalf"proposto 7b+ ma ancora non ripetuto. La storia puzza. Dopo esserci persi in 10 mq di bosco troviamo il sasso. Per essere bello è bello, ma è anche decisamente duro. Il chiave è in 2 movimenti. Io su questi non mi muovo e mi sento anche abbastanza ko, tanto che ischio di far fuori un gomito. Sbisi invece si contorce bene ed è a suo agio nel fare questi movimenti molto compressi. Infatti dopo qualche tentativo il blocco cede e la prima ripetizione è sua. Decisamente più 7c che 7b+....
La giornata finisce con la cena attorno al fuoco.
L'indomani salutiamo il gruppo di "triesticoli" che si appresta a fare gli ultimi blocchi prima del rientro in patria. Per fortuna Giulia Laz ci da qualche dritta stradale e non in vista del viaggio in Zillertal. Viaggio che procede bene e nel tardo pomeriggio siamo a Myrofen, la cittadina-campo base per le attività verticali nella valle austriaca. Dopo un ulteriore giorno di riposo passato tra la piscina del campeggio e le vie del centro siamo pronti per la nostra prima giornata verticale. Purtroppo però il meteo non è clemente e la notte è decisamente piovosa! L'indomani il tempo è buono, caldo-umido ma almeno non piove. Purtroppo il diluvio notturno ha bagnato molti dei sassi-pareti di gneiss sui quali si scala. Ciò ci fa finire su una delle poche pareti praticabili, che però non ci entusiasma per nulla.

Brutta roccia anche marcia in certi tratti, vie spittate con i piedi e clima orribile.

Il primo giorno vede più ombre che luci.
Il giorno dopo decido di dare una seconda chance al posto. Ci rechiamo ad una falesia chiamata Bergstation. Me ne hanno parlato bene, unico problema si cammina per 30 min su di un sentiero tosto. Purtroppo anche questo muro risente delle piogge che puntuali come un orologio svizzero cadono la notte. Per fortuna più di qualche via viene salvata dalle colate d'acqua che scendono dalla cima della falesia. Così finalmente scaliamo su belle vie.

Sha chiude un 6a+ al secondo giro, mangiandosi il flash per uno stupido piede che scivola vicino alla catena. Io prendo un bastone su un presunto 7c (che poi risulta in verità essere un solido 8a stronzo, maledetta guida che non si capisce niente di te!) di placca per poi spararmi due giri su un bel 8a+ intenso, "Little Sister" il primo bel tiro che provo in Zillertal. Purtroppo il caldo/umido è troppo soffocante per me e le prese di questo muro leggermente strapiombante mi sfuggono come saponette bagnate. Sconfitto ma contento. Scendendo verso il campeggio ci fermiamo a vedere un sasso strapiombante sul fiume chiamato Bachhexe. Le vie non sembrano male, anzi mi ispirano proprio. Se ci sarà tempo vorei darci un due colpi. Mangiamo leggeri perchè domani si fa boulder!

Ci si sveglia grintosi e dopo aver smontato il campo base (la prossima notte sarà l'ultima prima del rientro ed il tempo non sarà dei migliori, quindi meglio dormire in auto) andiamo verso Zillergrund. Grazie ad una coppia di tedeschi troviamo subito i blocchi. Questo settore è una grande frana stile Magic Wood, con il muschio che fa da moquete ovunque! Con mio stupore sembrerebbe che oggi mi tenga, e chiudo velocemente qualche 6c e 7a. Provo anche un 7c, partenza da seduto di uno di questi warm up. Alla fine lo chiudo (anche se in uno dei tentativi buoni lanciando al bordo Sharon prende paura e mi tira giù dalla sbandierata tirandomi per i pantaloni denudandomi!), ma non capisco se sono partito nel modo giusto o ho rubato mezzo movimento. Pazienza non sono qui per fare curriculum ma per divertirmi ed il blocco così è proprio bello. Ma la prestazione della giornata è di Sha che chiude in pochi giri il suo primo 6b di blocco! Il tempo peggiora e onde evitare di vagare nel bosco sotto il diluvio torniamo all'auto. La pioggia inizia a scendere, non fortissima ma per il bouldering non c'è più speranza. Allora mi torna in mente Bachhexe, con il suo tetto al riparo dalla pioggia.

Arriviamo che sono le 7, ho ancora un'oretta di luce. Decido di provare l'8a+ che da il nome alla falesia, in quanto segue la linea più bella e logica. Sono molto propositivo e motivato per un tentativo a vista. Parto e divertendomi alla grande su questo tettone arrivo bene e velocemente all'ultimo rinvio, dove era palese ci fosse il boulder. Tiro due verticali non molto buoni, punto il piede sul niente, unico posto dove si può provare a spingere con il piede destro, provo ad impostare il movimento dopo ma plunf, il piede parte. Il penultimo movimento non è per niente facile a causa della mancanza di piedi. Stanco, spellato e con il buio che incombe parto in velocità per il second go ma le braccia sono cotte e cado nuovamente a questo movimento. Spero nell'indomani in braccia più fresche ma il diluvio che scende la notte e la mattina non lascia scampo nemmeno a questo sasso. Che delusione!
Si torna quindi a casa, con poche "patacche" da segnare ma con molte belle esperienze che di sicuro vale la pena ricordare.

sabato 25 agosto 2012

Una road trip da più di 3000 km! Parte 1 (di 2)


Prima di tutto mi scuso per il black-out di post delle scorse settimane, ma la difficoltà nel trovare wi-fi e prese per caricare il mac hanno infranto il mio desiderio di documentare il mio viaggio estivo con regolarità. Quindi vi beccherete ora in due puntate le restanti settimane di trip che ci hanno portato più in là del previsto.
Eravamo rimasti a Ceuse….

Dopo le prime giornate infruttuose beh… le cose non sono migliorate tanto. Unica nota positiva la salita di “Sueurs Froides”, un bel 8a+ al settore Demi Lune. Mi è venuta voglia di provare questa via vedendo la forte ma decisamente troppo magra Sasha DiGiulian provarlo a vista. Prendo qui spunto per una piccola riflessione. Credo sia evidente a tutti che in arrampicata il rapporto peso potenza è la base su cui costruire tutto il resto. Trovatemi un top climber che pesa 80 chili….. A differenza di tanti sport nel nostro il doping classico direi che non esiste o quasi. Io credo che la ricerca di un peso al limite dell’anoressia (e alle volte questo limite viene anche superato) sia alla stregua di un doping, perché come le pillolone, l’epo e altri barbatrucchi NON E’ SANO! La mia opinione è che innanzitutto la federazione internazionale dovrebbe bandire dalle gare gli atleti che non rientrano negli standard di libraggio non dico della normalità, ma in quelli della decenza, e poi sarebbe bello che anche riviste e sponsor seguissero questa prospettiva. Per fortuna negli ultimi anni il più mediatico dei climbers è stato un certo Chris che è si magro e tirato come un atleta ma guardandolo non si ha la sensazione che abbia bisogno di passare un mese in una Gasthaus tetesca a mangiare wienershnitzel dalla mattina alla sera per essere visibile di profilo.
Ma ritorniamo alla Francia e a Ceuse. In falesia non ero da solo a soffrire sui buchi di questa bellissima falesia. La mia compagna Sharon iniziava a prendere fiducia e a scalare da prima nonostante la chiodatura vivace. Il suo project è diventato un 6c moooolto boulderoso in partenza sempre al settore Demi Lune. Purtroppo due giorni non le sono stati sufficienti per chiudere la faccenda, peccato perché le mancava pochissimo per fare la sua prima via di tale difficoltà. Voglio citare solo per la cronaca il mio bizzarro karma con una via, “Encore”. Il tiro è un bellissimo strapiombo di circa 20 metri che parte dopo un facile 6a-6b egualmente lungo. In totale 40 metri di 8a+. Questa via fu l’ultima che provai nel mio precedente viaggio qui (correva l’anno 2009). Il tentativo a vista fu quasi perfetto, quasi perché caddi sull’uscita che presa da sola varrà forse 6b-6c a causa di un movimento troppo deciso che mi fece letteralmente rimbalzare via la mano dall’interno di un buon buco.
Quest’anno le cose sono andate ancora peggio. Sempre all’ultimo giorno decido di farci un paio di giri per provare a chiudere i conti. Ma la maledizione continua. Non bastava la gamba che dopo 4 giorni di sentiero era come un peso morto. Quando prendo in mano la corda per fare il nodo la pancia inizia a borbottare in un brutto modo. Quello che ne segue è una disperata corsa contro il tempo in cerca di un luogo dove posso liberare l’immondità che evidentemente giaceva dentro di me. Ciò mi lascia completamente senza energie ed è già tanto se riesco a raggiungere la tenda.
Distrutti dal sentiero decidiamo di abbandonare la bella Ceuse alla volta di falesie più “accessibili”.
La nostra prossima meta è la zona di Briancon, piena di belle falesie e anche di qualche blocco. Abbiamo appuntamento al camping di Alefroide con i Negovetti che giungono anche loro in zona per le vacanze estive. Il campeggio è veramente carino e selvaggio. Si estende per tutta la zona del paese (10 case in tutto) in modo molto anarchico. E’ consentito accendere fuochi e se non imbastisci almeno una griglia con la legna raccolta in loco non sei nessuno.

Ad Alefroide si fa boulder e ci sono molte falesie e tiri lunghi soprattutto con difficoltà medio-facili. E’ una sorta di piccola Val di Mello. Il primo giorno di scalata lo dedichiamo al bouldering. I Massi sono tutti lungo la strada e all’interno del camping, e proprio per via della loro accessibilità sono tutti molto unti. Posto simpatico che merita una visitina se siete in zona, magari per staccare dalla routine della falesia. Il giorno seguente andiamo a visitare una falesia che era da tanto che volevo vedere. Entraygues. E’ situata in una valle adiacente a quella di Alefroides. Me ne aveva parlato molto bene il Gabri (Moroni) che qui ha salito uno dei suoi 9a. Oltre a ciò mi motiva e stimola il fatto che la roccia sia gneiss, sul quale ho fatto molto bouldering ma mai vie. Trovata la falesia prima di tutto mi colpisce il sovra affollamento. E’ pieno di italiani! Incontro alcune facce note tra cui il dr. Gnerro che mi assicurano essere condizione assai strana tutta questa gente in un posto simile. La falesia è bella, piccola ma con belle forme e linee. A causa delle troppe persone il riscaldo è un po’ così. Partenza su un 7b+ di 4 spit fatto per 3 volte e poi un 7c più lungo abbastanza impestato e tecnico. Seguo dei padovani che provano e poi chiudono un 8a+ bello ma con delle spittate al limite che non mi entusiasmano troppo. Mi consigliano invece un 8a che mi ha veramente colpito. Si chiama Les Pitchounes ed è la partenza diretta di un 7c che taglia da destra a sinistra quasi tutto il muro strapiombante dove ci sono i tiri duri. La partenza è stupenda! Tre liste da tirare su di un inclinazione di 35° per poi fare un lancio ad una buona presa che porta sulla linea del 7c. Da sbavo. Sono esaltato! Al secondo giro la chiudo e sono quasi triste perché vorrei scalarci ancora!
Entraygues promosso a pieni voti. Posto piccolo ma da ritornarci, magari in combinazione con le altre falesie in zona Briancon. Dopo una bella cena a base di cous cous con i Negovetti e i loro simpatici amici si riparte l’indomani alla volta di una nuova falesia in un’altra regione della Francia: La Balme de Yenne in Savoia. Dopo tre ore belle piene tra le statali francesi arriviamo a Yenne (situata nelle vicinanze delle più grande e nota città di Chambery). Passiamo dal bel fresco dei monti della Haut Alpes al caldo (32-34°) e umido che imperversa in Savoia. Andiamo subito a vedere la falesia che è letteralmente in strada (e non una stradina, una statale che porta a Lione) anche per raccogliere info sul dove dormire in zona. 

Il muro, anche se dalle tinte scure e poco colorate è molto bello. Alto 40-50 metri mi ricorda molto quello della nord di Buzet, solo molto più grande.

Sul lato destro è presente una caverna grande come il Baratro (e altrettanto umida).

Purtroppo però neanche la bellezza del muro riesce a cancellare del tutto il rumore dei tir sulla statale e tutto il suo contorno. Yenne è un paesino triste senza nessuno svago. Il camping è ancora peggio. Il rumore della statale su cui si affaccia è insostenibile, tanto che rende la colonia estiva di bambini vicino a noi silenziosa. E come se non bastasse sul lato opposto della strada c’è un luna park con un dj set squallido che va avanti ad oltranza per tutta la notte. Tra il clima inclemente e il contesto paesaggistico e acustico la voglia di scappar via e tanta. Ma almeno un tiro devo farlo! Così l’indomani la sveglia “naturale” è mattutina e alle 10 siamo già in falesia, con l’auto carica pronta per fuggire. Dopo tre bellissimi riscaldi di pura continuità su canne e buconi dei local mi consigliano di provare un bel 8a/a+. La via, lunga sui 25 metri, inizia con una sequenza di presine e buchetti su di una pancia appoggiata per poi proseguire con prese più generose ma in strapiombo. Il “climax” della via giunge negli ultimi 10 metri, 5 dei quali lungo una sottile (per larghezza, dalla parete esce per una mano o più) canna singola che a mio avviso fanno il grado della via. Via che finisce uscendo da un bombè in modo non difficile ma esaltante visti i movimenti. Il caldo (o la mia stretta non all’altezza) mi fanno cadere al 2° giro in cima alla canna finale, subito prima di un riposo totale che porta alla non difficile uscita. Con questa temperatura la pelle è già ben che andata (la canna finale è come una grattugia) e non resta che scappare verso Arco (viste le temperature che raggiungeranno quasi i 40 gradi a detta dei locals) con in mente qualche fresco “toc” nel lago e magari qualche scalata nei dintorni prima del rientro a casa. In realtà sarà proprio il caldo a far rimandare la data di ritorno al lavoro e quindi il nostro viaggio continuerà verso la Val Daone e Zillertal. Ma per questo dovrete aspettare la seconda parte del racconto!

mercoledì 8 agosto 2012

From Ceuse with love part 2: rain,Orpierre, pain and fall


                              Per chi credeva che Sha si sarebbe ritirata a metà sentiero....

Ci troviamo a Ceuse da pochi giorni ma da tanto siamo stati rapiti dall’atmosfera “chill out” super-rilassante  ci sembra di essere qui già da molto. Se il relax va a gonfia vele per la scalata non si può dire altrettanto. Il primo giorno è stato una mezza Caporetto, in quanto a metà pomeriggio (di solito si scala dalle 2 alle 8-9), appena finiti i riscaldi, è arrivata una tempesta che è si durata un minuto, ma tra grandine e pioggia ci ha completamente inzuppati, mandando all’aria i nostri desideri di conquista verticale. Di buono in questa giornata ho raccolto soltanto un mezzo giro sulla mitica “Chronique”, 8c super intenso dove il grado ( a quanto dicono) è concentrato nei primi 4 spit. Fin qui i passi mi sono venuti, poi sono dovuto scendere causa problemi tecnici del belayer.
La giornata seguente, il risveglio non è dei migliori: le gambe gridano aiuto (per chi non lo sapesse per raggiungere la falesia si cammina dai 40 min all’ora abbondante, ed il primo giorno ci si deve portare in quota tutto il materiale, che per fortuna è usanza lasciare per gran parte, come corda e rinvii, in vari pertugi sotto gli strapiombi) ed il tempo minaccia pioggia. Pioggia che non tarda ad arrivare. Per questo decidiamo di muovere l’auto e dirigerci verso Orpierre, simpatico paese ad un’oretta dal camping di Ceuse, che propone simpatiche falesie con tutti i gradi e abbastanza strapiombanti da proteggere in caso di pioggia (ma non di diluvio). Ma ciò che è più importante l’avvicinamento è di soli 10 min o meno (e qui le gambe gioiscono). Arriviamo che la pioggia è battente ma per fortuna il tempo sta migliorando, tanto che a fine giornata spunta anche il sole. Dopo due vie di riscaldo molto unte che mi fanno penare abbastanza decido che, fatica per fatica,tanto vale assaltare un 8. La via in questione  si chiama “Game Over” e vale 8a. Parto con l’idea di andare a vista fin dove mi portano le braccia mettendo già in preventivo una probabile caduta bassa e poi cercare gloria in un secondo o terzo giro. Magicamente però riesco a raggiungere l’ultimo rinvio. Sono bello cotto, però decido giustamente di tentare il tutto per tutto. Purtroppo il power non è sufficiente e cado su una delle ultime chiuse. Peccato, ma nelle condizioni in cui versavo dubito fortemente che sarei riuscito a mettere la corda in catena (ma si sa i miracoli succedono…). Il brutto è che evidentemente non mi ero scaldato bene e la ghisa presa sulla via non vuole andarsene. Ma non è questo che rende il mio second go un disastro, ma l’aver dimenticato come si faceva un passo. Passo anche semplice, che però trasformo in blocco. Sconfitto ritiro i rinvii, sperando che almeno la ghisa sia servita di allenamento per il resto della vacanza.
Oggi, dopo un giorno di riposo, si ritorna su in falesia a Ceuse.
L’avventura (gomito permettendo) continua…..

venerdì 3 agosto 2012

From Ceuse with love! Part1: la partenza

                                  Il mitico Cassio durante la nostra ultima visita assieme a Ceuse
       
Ebbene si, dopo tanto smaronamento causa caldo-lavoro finalmente sono iniziate le ferie!!! Tra poche ore assieme a Sharon (my morosa) attraverseremo la torrida Pianura Padana avendo come meta Ceuse, France! Ma prima stop ad Arco per dello shopping furioso (i più maligni ci danno in rientro già domenica causa prosciugamento dei fondi vacanza al Vertical). Qui dopo "qualche" birra con il my friend Manuel Bosda passeremo la notte in qualche campo nascosto (i prezzi del pernottamento ad Arco sono folli) partendo la mattina seguente senza aver lasciato nessuna traccia del nostro passaggio. La sfiga vuole che due giorni fa mi sia venuto fuori un principio di tendinite al gomito destro... speriam bene che passi (nel frattempo prendo i bombardoni anti infiammatori che mi avevano prescritto per il femore rotto. Quando il fisico si rifiuta la chimica ti aiuta!) e di non dover passare la vacanza a mangiarmi il fegato per la rabbia (e per i bombardoni). Se il dio del wi-fi sarà clemente spero di riuscire a postare qualche news dall'estero, magari condite da foto e video.
BUONE VACANZE A TUTTI!
                                           Di Staffo c'è ne uno, come lui non c'è nessuno

lunedì 23 luglio 2012

VIDEO! part 1 + part 2

Week end pazzesco. Amici+falesia+condizioni+realizzazioni+VIDEO!
Finalmente posso dire che le immagini si commentano da sole!
Nella prima parte trovate la salita della via "La Rulette". Che fortuna aver ripreso il giro buono!

Qui sotto trovate invece ADM che sale "con poca grinta" "Two Shoes for dancing", 8a al secondo giro, mentre Ciano fa un bel giro sul "El Trabajo del Borracho", 8b+ che sono sicuro presto chiuderà.
Ringrazio inoltre la spezial guest Raffaele Cab alla chitarra!



venerdì 20 luglio 2012

A muerte.....Siempre!

Erano ormai due settimane che a Trieste si boccheggiava in maniera insopportabile. Roba da star male. La notte in completa balia del cuscino bagnato. Di giorno a morire sul lavoro bevendo litri e litri d'acqua. Scalare non ne parliamo... ogni volta che andavo in falesia era una lotta contro i due peggiori nemici del climber: il caldo e l'umido. Roba che perfino un guerriero come Stefano "Conan" Negovetti si rifiutava di scalare. Infatti piuttosto che soffrire e non concludere niente in falesia o in palestra la scelta migliore era fare un due tuffi a Sistiana, lo spot per il deep solo (arrampicare slegati sul mare) a Trieste. Ma dopo tutto questo tempo senza chiodare e scalare sento troppo gli arretrati, così almeno un paio di volte alla settimana devo soffrire con la corda. Visto l'umido Dark point era ko per la condensa, il Baratro neanche nominarlo, le restanti falesie troppo calde. Perfino l'idea di un due boulder a Cernotice (grottino con svariate bei passaggi,molti anche durelli forte) si dimostrò vana causa condensa. L'unico posto rimaneva Buzet. A un'oretta da casa la cittadina istriana offre varie falesie nei suoi dintorni: Izvor Mirne e Kompanj sono le principali. Se Kompanj è decisamente un posto autunnale/invernale, Izvor Mirne presenta per lo più pareti ombreggiate. Inoltre quasi sempre una brezza aiuta a sopportare il caldo. In ogni caso anche qui le condizioni erano estreme, visto che anche la brezza sembrava un asciugacapelli rovente e le temperature erano fisse sui 30 gradi. Nonostante ciò i mie due amici locals Cedo e Gogo sembravano fregarsene della calura. Infatti stampavano tiri a go go, con Cedo che riusciva perfino a fare il suo primo 8b, "Lap dance" in una giornata da far gridare al torrido perfino un tailandese. Io invece l'unica cosa buona che sono riuscito a fare è stata chiodare una nuova via nel settore "cascata". Vedremo cosa ne uscirà fuori... sembra molto dura. Cedo, che ha chiodato la maggior parte delle vie nel canyon è veramente instancabile. Ogni volta che torno a Buzet (e ci vado spesso) mi mostra nuovi pezzi di parete che ha pulito dall'edera. Questa volta nel settore cascata ha spogliato dai vegetali una porzione di roccia stupenda: strapiombante e percorsa da lunghe canne che sembrano tirate con il righello. Ragazzi per trovare robe del genere bisogna macinarne di chilometri....come minimo fino in Francia. Una di queste linee che segue la canna più evidente viene subito chiodata da Cedo. Mi prudono le mani al solo pensiero di scalarci....
Lo scorso sabato ho l'onore di fare da guida al giovine ADM che cade subito vittima della bellezza del posto esclamando più volte "che figata" anche quando cade da un tiro a vista. Ciò non gli succede su "Favorit", un 7c di 30 metri di pura resistenza su canne. Prima OS di questo peso per Alberto! Beati loro che non sentono il clima avverso. Io a malapena arranco in catena  con svariati rest e tirando i rinvii su un 8a super boulderoso, per poi scoprire che la via è decisamente più facile stando leggermente a destra (come tentavo io è minimo 8b... di 3 spit...su svasi.... con 30 gradi... povera pelle..).
E poi giunse la Bora.
Non mi ricordavo che si potesse stare così bene! Il lenzuolino che torna ad essere utile di notte, la felpa che non serve più per asciugare il sudore. Quasi senza darsi appuntamento ci si ritrova tutti a Dark point. E le realizzazioni non mancano. Il solito ADM preceduto da Guido (De Sabba) si portano a casa "Sex and candy", 8a+ da manuale delle ghisa con uscita che se cadi hai il tempo di levarti le scarpe da tanto si vola. Amilcar (si proprio lui, il piccolo uomo dal grande braccio) con la sua solita voglia di far fatica ovunque trova pane per i suoi denti su "Nina", l'8a più morfo di tutta la falesia (e non solo!). Incredibile come riesca a rendere difficile la placca iniziale e a trovarsi a suo agio sul boulder in strapiombo! Io, stanco dal giorno prima a Buzet in n-mila giri riesco a salire "Two shoes for dancing", un 8a alla fine dei conti facile ma non banale. La via in questione si può dividere in un 7c fino all'ultimo movimento che la trasforma appunto in un 8. Roba veramente da blocco alla Font, condito dallo spit ovviamente sotto i piedi che regala bei voli aieie. Per rendere tutto ancora più epico una buona presa da cui si fa un dinamico si muove di un buon centimetro. Se lo spit lontano non mi turba moltissimo l'idea di tirarmela nelle palle decisamente di più. Sinceramente mi sono stupito di averla chiusa. Ero stanco e ad ogni giro arrivavo a questo stramaledetto movimento finale sempre più cotto. Poi al 4/5 tentativo (non ricordo, troppa ghisa) tutto diventa semplice, ed anche l'ultimo move entra. Ho solo una cosa da dire, come insegna il buon Dani Andrada: A MUERTE....SIEMPRE!

P.S: va bene anche "Blocar oi morir" (e per blocar intende il bicipite, non il resting detto alla triestina!)
P.S2: il meteo sembra favorevole pure per questo fine settimana, con bora e 20°.... appuntamento a Dark point, sperando che il mio bicipite sinistro messo ko da 30 terrazze da rifare sul lavoro si riprenda almeno per domenica. C'è una certa Rulette di Sbisi che mi attende....

work in slow progress...

Come avrete notato il Blog è ancora in costruzione. Piano piano sta crescendo. Si caricano più foto (e spero presto i video!), faccio piccole modifiche stilistiche, ecc. Ieri il mitico Raffaele "Cabbibbo" mi ha fatto notare che per commentare bisogna essere autenticati su Blogger. Bene visto che mi fa piacere leggere i commenti di chi vuole dire la sua, anche solo per un sbrigativo "che medda" oppure "ma proprio non ti tieni" ho reso possibile il commento libero per tutti, senza moderatori e cavolate varie. Ovvio che se i commenti saranno offensivi o troppo sboccati (ma veramente troppo) verranno cestinati e su chi gli ha scritti si scaglierà la maledizione del "piedus che sgommus semper ancus su zancus" e  una diarrea cronica nei giorni con condizioni migliori per scalare.
"Deghe sfogo alle monade!" (date sfogo alle cazzate!)

sabato 14 luglio 2012

Fight the work!

Per chi non lo sapesse faccio parte della categoria dei cordisti, ciò quelli che per lavoro fanno i manovali e muratori appesi sulle facciate o in bilico sui tetti. E’ un bel lavoro, ma come tutte le cose c’è anche il rovescio della medaglia. Per un climber i principali malus sono 1) il fatto che è un lavoro di fatica (e vi assicuro che quando ci si allena la sera pensare che il giorno dopo bisogna lavorare con il fisico finito  non è per niente motivane) 2) avere a che fare con corde, moschettoni e bloccanti ogni santo giorno logora i nervi (tutte quelle piccole scocciature come fare su la corda, nodi che rompono le scatole o bloccanti fastidiosi alla lunga fanno saltare i nervi anche i più zen, soprattutto d’estate). Ma se c’è la passione chiunque manda a quel paese la fatica per fare ciò che più ama. Ho notato che questo modo di porsi mi ha aiutato molto a migliorare ultimamente. Domani sarò un’ameba? Pazienza, almeno ho scalato. Proprio con questa mentalità giovedì scorso mi sono trascinato a Dark Point, sedotto dalle parole che millantavano grip delle young guns triestine ADM (Alberto Dal Maso) e Bacerino (Luca Bacer, il fratellino della Sara). I due “boccia” erano in falesia dalle 11, io stacco dal lavoro alle 16:30 e rischiando la vita più volte alle 17:00 li raggiungo (quando per gradire, dopo aver sparato le cartucce buone su “Sex and candy” 8a+, si scannano facendo ripetute sui tiri più “facili”). Sono super motivato perché finalmente la via che voglio fare è nuovamente asciutta. Sto parlando di “FIght the faida”, 8b chiodato (e liberato?) dal sindaco del Baratro nonché assessore all’urbanistica di Dark Point Ciano (Frezzolini). La via in questione è esaltante! L’80% è in puro tetto con movimenti da manuale del plafond. Si parte con uno strapiombo non banale che porta al sopracitato tetto. Da qui le cose si fanno serie con un super lancio/monotrazione da una lista tridio ad una zanca con i talloni che quasi vanno a sbattere sopra la testa dal tanto sbandierare. Da qui inizia un’altra sequenza intensa ed altrettanto bella con tallonaggi e belle chiuse fino all’ennesima vasca. Da qui parte il crux finale che fino a poco tempo fa consisteva in una chiusa da tacca a tacca e poi c’era la zanca. C’era perché poi è arrivato Stefano ed ha deciso ti tirarsela in pancia e di lasciare al suo posto una tacchetta da prima falange. Insomma da un singolo intenso siamo giunti ad una sequenza intensa. Dal terzo giro cadevo come un pero troppo maturo su questa sequenza finale. Inoltre non riuscivo a provare la via quando volevo perché ultimamente la falesia si bagnava molto spesso a causa dello Scirocco. Per Questo mercoledì ero così motivato.
                                                       purtroppo non ho foto su "Fight" e quindi 
                                                                         meglio di niente c'è la foto di archivio su 
                                                                         "El Trabajo del borracho"....my baby!

Ormai la via era metabolizzata più che a sufficienza. Bisognava “solo” chiuderla. Riscaldo veloce e furioso sui due must di 7b/c “Naziskin” e “Roam” e poi si parte. Le premesse non sono delle migliori in quanto già sto per cadere poco prima di raggiungere il tetto a causa di una presa umida. Le brutte sensazioni continuano nell’ingresso sul tetto. La tacca tridito mi scappa e chiudo per un pelo il lancione. Da lì in poi la musica nelle mie braccia cambia, e stranamente in meglio! Mi sento fresco, le braccia vanno da dio e velocemente arrivo al riposo prima della sequenza finale. Purtroppo la zanca dove si riposa è umida, ma non fa niente. Dentro di me sento che è la volta buona e uno dopo l’altro eseguo i movimenti fino alle ultime zanche. Qui si riposa alla grande e l’unico ostacolo è un lancetto per andare in catena. Guardo ADM che mi fa sicura e gli dico “se qui cado sparatemi!”. Con un po’ di strizza lancio, prendo la presa….. è fatta!!!
Levando i rinvii penso già al prossimo obiettivo e a quanto valga la pena fare la trottola tra lavoro e scalata. Ne vale troppo la pena!

P.S: la via anche se più dura rispetto a prima che si rompesse la zanca a mio avviso rimane sempre sul 8b, consigliatissimo a chiunque possa anche solo provare a farne i singoli. MERITA! Complimentoni all’equipador!

venerdì 13 luglio 2012

Prologo #2: perchè?


Perché ho creato questo blog? Bella domanda. Era da ancora prima di farmi male che volevo aprirne uno. A dire il vero c’avevo già provato anni or sono su 8a.nu. Poi non ero riuscito a portare avanti la cosa con continuità. Inoltre c’era (e c’è tuttora) il blog di andrea che racconta in modo egregio cosa succede nelle falesie di Trieste e ai climbers che le frequentano.  E quindi perché farne uno mio?
La risposta è semplice: mi piace raccontare le cose, e ancora di più mi piace scrivere e parlare d’arrampicata. In questo spazio non voglio documentare le salite di questo o quell’altro climber perché, come scritto sopra, per quello c’è il blog di Andrea. Io qui voglio raccontare le mie esperienze verticali e quelle dei miei amici che condividono con me le giornate a sfondarsi in falesia o sui massi. Idem per le fatiche spese nel chiodare nuove linee (c’è un tetro sadismo nel passare le giornate appesi a pigliare polvere e fare una fatica bestia per piantare qualche spit). Insomma spero di comunicare più sensazioni che meri numeri. Quindi alla sera dopo una dura giornata di scalata, lavoro o entrambe le cose spero sia di vostro gradimento accompagnare una birretta (o anche due) leggendo qualche “monada” scritta dal buon vecchio Ste.
Enjoy

Prologo #1: no pain no gain


Giugno 2010…. È la data nella quale ho smesso di scalare. Il motivo? Non avevo più pazienza con il meteo che continuava a bagnare d’umidità la grotta di Dark Point. Ero veramente inc….arrabbiato perché ero ad un soffio da liberare quella che poi sarebbe diventata “Sezana 31249” (FA by Sbisi) e non ci riuscivo perché il primo tratto era sempre completamente fradicio. Il problema non era arrampicare questa parte abbastanza facile, ma erano i piedi che si bagnavano inesorabilmente e partivano al primo movimento delicato.
Così ho deciso di appendere al chiodo le scarpette e mi sono concentrato sull’altra mia grande passione: la bici. Più in particolare il Downhill. Devo dire che per tutto il resto del 2010 me la sono spassata alla grande e alla prima esperienza agonistica a Pisino (HR) sono arrivato 8° nella categoria “amatori”. 
                                           foto di Jacopo Riccesi
Questa prima esperienza agonistica mi ha esaltato e da quel momento ho iniziato a preparare la stagione di gare successiva. Tutto filava liscio (tranne qualche esplosione contro alberi e rocce  ed un telaio piegato) fino al 26 marzo 2011. Eravamo ad Auce (SLO) a provare il percorso di gara che avrebbe aperto qualche settimana più tardi la stagione agonistica. Dopo svariate discese arriva il fatidico “ultimo giro”. Quando si gira in bici non si dice mai “ragazzi facciamo l’ultimo giro”. Porta sfiga. Però a quel punto della giornata tutti ne erano consci, vista l’ora e la stanchezza. Parto per ultimo del “trenino”, scendo non spingendo troppo. Passo le sezioni più impegnative e pericolose come i numerosi salti oltre le strade forestali (road gap). Nel frattempo supero tre miei amici che per vari motivi (foratura, provavano nuovamente un tratto, ecc) si erano fermati. Arrivo sul tratto veloce del percorso, dove si viaggia a velocità che vanno dai 40 ai 70 km/h. In quella sezione non molto impegnativa cado rovinosamente.
Rotolo per 20 metri come se fossi in una lavatrice. 
Mi fermo. 
Ho il piede sinistro che è appoggiato contro la mia spalla  destra.  
Io non sono molto sciolto, quindi qualcosa non va. 
Non va per niente. 
Non è per niente apposto.  
Prendo d’istinto la gamba e la rimetto come dovrebbe stare. 
Il femore di sicuro è andato. 
Arrivano gli amici dopo poco. Che culo averli superati. Che culo non avere la frattura esposta che vomita sangue. Dopo un tempo indefinito arriva l’ambulanza. Quattro giorni infernali dopo mi operano. Dieci giorni di droga e sono a casa. Un mese dopo appoggio di nuovo il piede a terra.  Un mese più tardi sono nuovamente in sella. Zoppico ma sono in sella. 24 Dicembre 2011. Scivolo con la bici su una lastra di ghiaccio scendendo per un sentiero non troppo impegnativo. Il chiodo che è dentro al mio femore si piega. Non ero guarito come qualche ortopedico sosteneva. Il 10 gennaio 2012 sono nuovamente sotto i ferri. Nel post operatorio rischio grosso a causa di uno strano sanguinamento. La seconda volta è più dura all’ospedale, ma per fortuna non sono solo. I Famigliari e la mia ragazza sono sempre con me. Gli amici mi ricordano quanto sia figo stare la fuori a godersi la vita. Si torna a casa.
                                                    foto di Luca Dreos
 Appena mi danno l’ok per poter appoggiare il piede salgo in mansarda. Lì c’è il trave. Lì inizia nuovamente la mia vita verticale.