mercoledì 27 marzo 2013

Affari di famiglia....


Il personaggio di questi fumetti preistorici da cui deriva il mio soprannome da bambino ed il nome della via



Ho salito Pugacioff.

Questa è la mia più bella realizzazione di sempre. Non la più "difficile" ma la più sentita. Per la prima volta ho avuto la necessità, una volta moschettonata la catena, di fermarmi lì, in cima alla via, e di gustarmi il momento al 100%. Guardare il panorama.... il mare mosso dalla Bora, la città ancora infreddolita dal recente gelicidio, le nuvole che incombono da Monfalcone, gli amici sulla strada...

La storia di questa via nasce alla fine degli anni 80. La Napoleonica era lo spot dell'alta difficoltà in zona Trieste. Titolo da poco strappato alla Costiera. Qui tutti i ragazzi (dell'epoca) si allenavano e provavano a chiudere le vie di riferimento. Era (ed è tuttora) un posto bastardo, dove chi viene da fuori le prende per i denti. Soprattutto perchè quella volta i gradi in Napo erano decisamente stretti (i 6b di allora sono 7a+ oggi). I due massimi esponenti dell'arrampicata Triestina erano il mio babbo Andrea "Arci" Varnerin ed il mitico Marco Sterni. Gli unici in grado di chiudere il malefico traverso dello "Scudo" ed a muoversi sugli ottavi con destrezza. In questa epoca ormai persa nella memoria come le leggende il mio babbo piantò gli spit su una corta via del Lastrone Giallo. Con non poca fatica qualche anno più tardi (probabilmente 89, ma anche il mio vecchio non si ricorda di preciso) in una giornata di grazia, dopo il solito training autogeno che andava tanto di moda come la dieta macrobiotica, riesce a salire questo itinerario. Si ricorda ancora la sbandierata che tirò mentre stava andando in catena che per poco no lo fece cadere ed il commento a caldo del mitico Tulio Ferluga molto impressionato (e chi conosce Tulio sa che è un tipo che non si impressiona facilmente!). Aveva salito la via più dura della Napoleonica, quindi di tutta la zona. Una via tra le più dure d'Italia. Il grado non era chiaro, era la più dura di tutte quelle in Napo, Costiera e Valle, quindi qualcosa intorno all'8b+. La chiamò "Pugacioff" perchè questo era il soprannome del suo pargolo nato nel gennaio dell'anno prima. Anche il mitico Marco era sul pezzo, ma la via molto boulderosa  non si adattava al meglio per il suo stile preferito di resistenza. In ogni caso era palese che la prima ripetizione sarebbe stata ad opera sua. Infatti fu così, ma appena nel 2003. In quella data avevo già una coscienza verticale e mi ricordo che stavamo andando in Svizzera a fare blocchi quando ricevetti la notizia. 
La prima volta che ci misi le mani sopra era il 2004 se non erro. Dopo i miei trascorsi da bambino a far qualche via di sesto grado avevo passato il resto della mia carriera da climber a far blocchi. Non sapevo fare sicura dinamico e questa era la prima via sopra il 7a che provavo. Ovviamente da secondo perchè da primo avevo paura! Il folle Andrea Polo invece non si curava di avere un inetto che lo tenesse. Andrea si trovava bene su questo stile e risolse tutti i passi bene. Io ero cagato al secondo rinvio (ovviamente in top rope!). Come molti anche il Polo non portò a casa la salita, e se non erro fino a poco tempo fa non la provò più.
Passò qualche anno nel quale divenni uno sporco falesista prima di rimettere le mani su questa brutale linea. Correva l'anno 2007 e con l'amico Sbisi decidemmo di provare a diventare i nuovi "fighi" della Napo. Entrambi ci muovevamo bene. Forse io andavo un pelino meglio io perchè ero cresciuto alla base di questa falesia ed il primo passo duro essendo un dinamico riusciva meglio ad uno alto 187 che a lui. Sintetizzando la via consiste in una prima parte non dura ma su prese piccole fino al secondo dei cinque rinvii. Qui bisogna prendere due svasetti e lanciare di destra ad una goccia per tre dita da quasi una falange. Il primo crux. Qui si moschetta e parte il clou della via. Vicino allo spit si arcua una piccola spallatina millimetrica da bloccare per prendere la presa più infame che io abbia mai stretto. Una tacca lucida ma non unta inclinata a 45° che sfugge come poche cose al mondo. Il grado della via è tutto qui. Tenerla, prendere un intermedio, spostare i piedi e rilanciare ad un'altra tacca millimetrica, sempre bastarda ma meno della precedente. Il duro della via non è finito, seguono ancora due movimenti hard più due di media intensità per arrivare al riposo. Ma niente in confronto ai movimenti con in mano la tacca maledetta! Dal riposo andare in catena non è banale, ma sapendo come muoversi uno deve essere proprio sfigato per cadere! 
Alla seconda sessione feci subito dei giri buoni, ma con il mio peso non piuma e le dita di burro rimedia soltanto il più brutto taglio sulle dita della mia vita. Ero in forma quel periodo, poco dopo chiusi il mio primo 8c e feci quella che probabilmente è la mia miglior gara di coppa Italia. Ero rapito dai tiri lunghi e perdere settimane a causa delle dita smembrate da 15 metri di muro leggermente strapiombante mi dava fastidio. Mollai il colpo dicendo di tornare con condizioni climatiche migliori. Di fatto abbandonai la via. Sbisi non lo fece e qualche mese dopo chiuse i conti con questa battaglia. La sua fu la terza ripetizione. Passarono gli anni senza che io tornassi a riprovarla. In questo lasso di tempo si mette di mezzo la mia avventura nel mondo del freeride e downhill con la mtb e le due operazioni al femore (due grosse e una in giornata per essere precisi). Anche se non l'avevo più provata i fissi abbandonati testimoniavano che non era un project dimenticato. Su per quelle fettucce marce scalarono (o ci provarono) molti altri. Cosa non fanno quei pezzi di ferro colorati e la comodità di averli già su. Dopo 20 anni con tre salite in 6 anni altre 4 se ne aggiunsero. Di queste pure la prima femminile ad opera di Sara Avoscan, all'epoca decisamente una bestia! 
Arriviamo allo scorso autunno. Causa condizioni astrali strane ebbi un paio di giorni liberi o quasi durante la settimana. Non avendo con chi scalare andai a fare traversi in Napo. Mi portai la coda dietro sperando di riuscir a rubare una sicura per scalare anche in verticale. Incontrai il buon Davide anche lui imbragomunito e quindi via anche verso l'alto. Guardando le vie notai la linea di fissi su "Pugacioff". Rimasi stupito che fossero ancora i miei, in perfetta pandance con il cordone che componeva la catena. So 80's. Per non avere morti sulla coscienza decisi di fare il buon samaritano e sostituire il cordone sopracitato e levare i fissi ormai scoloriti e stanchi. E visto che c'ero perchè non fare anche un giretto in onore dei vecchi tempi?
Non ricordavo i movimenti e il caldo di inizio ottobre non aiutava sulle piccole prese. Risultato non feci nemmeno tutti i singoli. Ma ci andai vicino. La scintilla era scattata. Misi dei fissi nuovi, sperando che le cose non prendessero la piega della volta scorsa. 
Con le temperature più basse alla seconda sessione chiusi subito tutti i singoli, ma purtroppo il clima divenne sempre più piovoso e umido quindi addio sogni di gloria. 
Ormai era giunto dicembre, ed il 29 di tale mese feci un veloce raid di ritorno dalle terme (vedi l'ultimo post del 2012). Rivisti i movimenti caddi alla fine del duro duro con le dita congelate. Questo mi diede nuova carica per provare a chiudere finalmente questo affare di famiglia. Ma le temperature troppo rigide non andavano bene. Avendo sempre le dita arcuate il sangue non circola e di conseguenza ci si ritrova congelati al sesto movimento. E visto che l'80% della riuscita ruota attorno al sentire bene una tacca terribile e microscopica questo non si concilia bene con l'insensibilità data dal freddo. Così cadevo a ripetizione sempre su quella maledetta tacca, per poi ripartire una volta caldo e superare al primo colpo il crux. Unito al fatto che il quarto rinvio lo spittavo dopo con una potenziale caduta a terra il gioco mi stava sempre di più prendendo la testa.

Vedete la corda? Ecco adesso sapete da dove arriva la catena (foto by Luca Dreos)

Arriviamo ad oggi. Sharon mi convince a non andare in palestra per prendere le ultime luci della giornata in Napo. Dubbioso visto il gelicidio appena passato le do ascolto. Arriviamo in Napoleonica e fa freddino. Le pareti colano ma LA via è asciutta quanto serve per provarci. Le mie dita mi fanno presagire il solito gelato fallimento. Arrivano pure gli amici dell'università. Ric, Mauro, Marco e Costanza. Dopo un giro per guardare i movimenti e testare se la via è ok o bagnata parto deciso. Cado come immaginavo per il freddo. In più non sento così bene il crux. Sconsolato mi faccio calare. Inizio a dubitare di poterla chiudere, ed il dover spittare dopo il quarto rinvio mi mette sempre più pressione. Decido di partire subito senza riposare troppo per tentare di avere le dita un minimo calde dove serve. Parto ed effettivamente le dita sono più calde, ma il fisico non è al 100%. Ciononostante supero la prima sezione dura ed arrivo al crux. Cazzo le dita stanno diventando fredde! Non sento bene la tacca di destra ma al diavolo ci provo, costi una settimana di connettivina. Magicamente prendo l'intermedio e urlando giungo alla seconda tacca infame. La sento bene. Qui bisogna tirar fuori i cosidetti e spegnere la testa. Urlo per non pensare e magicamente sono al riposo. Alla base non sento più gli amici sparar cazzate. La tensione si sente. Ma sono deciso e non c'è spazio per le cazzate tipo piedi che scivolano o mani che si aprono. Do due smagnesiate e parto per la infame parte finale, da affrontare con una mano umida perchè una delle prese è bagnata. Qualche istante dopo moschetto la catena. 
La mia lotta mentale con questa via è finita. Per la prima volta è la sostanza della via e tutto ciò che ci sta dietro che mi dice di aver compiuto una delle mie più belle realizzazioni, non il grado. Grado secondo me quasi inqualificabile. Spesso ho detto che questa via è un solido 8b e non 8b+, ma ora non ne sono sicuro. Credo sia più giusto qualificarla come la via più dura e significativa di tutta la Napoleonica. Su questo non ci piove.

martedì 19 marzo 2013

Petardi e cascate

Sembrava impossibile ma anche dopo 10 giorni di pioggia le rocce istriane ci hanno accolto in maniera egregia! A dire il vero sabato eravamo molto dubbiosi, ma l'abbiamo tentata. Direzione Buzet, alla volta del solito settore Pengari (o anfiteatro, insomma quello nuovo che stiamo frequentando assiduamente). La "cumpa" è formata dall'ormai triestincroatizzato Luca (De Demo) e l'uomo-trapano Cedo. Sul posto inoltre viene a testare la roccia un altro forte climber istriano, Gogo, assieme alla sua compagna. Prima volta per loro a scalare nel nuovo settore Pengari, che porta anche la firma di Gogo visto che una via (la variante destra di "Too Late" ancora da liberare) è opera sua. La giornata parte con un estro creativo. Infatti proviamo in top rope una via ancora da chiodare subito a destra del 6b+ di riscaldo. Verrà fuori un ottimo tiro attorno al 7a. Ognuno ha la sua missione odierna, tranne Cedo che ha una vera e propria crociata con la sua creatura "Skitalica", il 7c+ che Luca ha liberato due fine settimana fa. Ormai sono circa 5 volte che cade in cima alla via causa ghisa!
Luca e Gogo partono combattivi su "Too Late", lo splendido 8a della falesia.
Io invece mi dedico a provare l'ultima via di Cedo, che due week-end fa ho pulito e testato. Il project "Petardo", così chiamato per via del duro boulder iniziale. Il primo giro lo spendo per armare la via ed a darle ancora una pulita. Così facendo finisco il riscaldamento con un bel brivido, visto che mentre moschetto l'ultimo rinvio (ovviamente con i piedi ben sopra lo spit precedente) parte della presa che sto tenendo si rompe. Roba da pigliare un imodium per portare a casa le mutande sane....
Passato lo spavento parto con l'idea di vedere meglio la sezione dura iniziale, basata sul raggiungere in modo dinamico delle prese abbastanza ridicole per dimensioni. La vera difficoltà sta nell'assenza di buoni appoggi per i piedi. Quelli presenti sono piccoli e messi male. Ringrazio la mia altezza che mi permette di eseguire buona parte della sequenza con un tallonaggio discreto.
In questo tentativo inaspettatamente cado lanciando (malamente) alla presa buona che conclude il crux. Tutto colpa del piede sinistro messo a caso. Trovo l'appoggio più adatto (in ogni caso una schifezza) e mi faccio calare per ripartire subito. Anche se sento peggio le piccole tagliole da usare come appigli il piedino appena scoperto mi permette di superare il boulder. Timoroso di fare qualche cappella sui restanti 25 metri di 7c che mi separano dalla catena scalo deciso ma imparanoiato di fare qualche cazzata. Ciò che mi preoccupa di più è la sequenza dal penultimo all'ultimo rinvio. Qui lo strapiombo è più pronunciato e si devono fare dei movimenti fisici, inizialmente con pochi appoggi (e anche svasi). Il più aleatorio richiede un incastro di ginocchio molto scivoloso.... Ciononostante supero anche questo movimento ma su più bello, mentre metto il piede finalmente su qualcosa di buono mi scivola. Probabilmente ho sfiorato qualche chiazza di bagnato. Sbandiero in pratica tenendomi solo sulla mano sinistra (la destra stava su un intermedio per due dita alquanto piccolo) e sono vicinissimo a cadere. Per fortuna come il corpo ritorna verso la parete centro subito l'appoggio e veloce scappo verso le ronchie! E' fatta! Seguendo buone prese arrivo in catena, prendo bene corda per moschettonarla (sta sopra la mia testa, mentre l'ultimo spit è a 3 metri se non di più sotto i miei piedi). Come la corda entra nel moscettone parte del ronchione che sto tenendo si rompe e mi ritrovo appeso. Per fortuna alla catena! Altra dose di imodium che parte! Queste sono le forti emozioni che regalano le prime salite! Libero così "La Petarda" (petarda significa petardo in croato), così chiamata in onore della brutale sequenza situata tra il 3°e 4° rinvio. Come al solito il grado passa in secondo piano rispetto alla bellezza sublime della via (e anche al processo che sta dietro la realizzazione della FA!). In ogni caso siamo sempre nel range 8a+/b. Paragonata a "Bleach" (la via più dura del settore, da me liberata e proposta 8b) "La Petarda" è nel complesso più facile, anche se la sequenza chiave forse è più impegnativa. Per questo propongo l'8a+ duro, che potrà essere tranquillamente innalzato ad 8b se i ripetitori lo vorranno (e stesso discorso per il downgrade!). Purtroppo come riscontro ho solo il veloce tentativo di Rocco che intimorito dalle dolorose tacche ha speso pochi tentativi prima di ritirarsi. Ma sono sicuro che un tiro così bello non resterà irripetuto a lungo!
Purtroppo i miei amici non hanno la stessa fortuna sulle loro fatiche. Cedo ormai all'interno di un circolo vizioso cade sempre in cima alla sua "Skitalica", mentre Luca e Gogo cadono alti sul crux di "Too Late". Sconsolato per la meteo poco favorevole per l'indomani decido di fare un giro su "Skitalica" anche se la pelle ormai piange. Questa maratona di pura resistenza (30 metri strapiombanti in puro stile Rodellar, ovvero buone prese che comunque alla fine ghisano) l'avevo provata con Cedo qualche mese fa, proprio quando aveva finito di chiodarla. Più che scalata l'avevamo pulita (infatti al secondo giro ero caduto con un pezzo di canna tra le mani....). Insomma un flesh senza la gloria in caso di riuscita. Fino a metà via tutto ok, poi iniziano i dolori! Le braccia si gonfiano a dismisura, anche perchè sono stato fermo troppo e mi sono raffreddato. Diventa duro anche tenere le ronchie finali! Ma conquisto la catena anche questa volta. Confermo il 7c+, a mio parere per niente banale. Prima del rientro sosta obbligata al pub di Buzet, dove il panino piccolo è una volta e mezza uno normale qui da noi. Al locale incontriamo altri ragazzi croati che hanno passato la giornata sui mitici strapiombi/tetti di Pandora. Il posto è asciutto, quindi domani, anche se sarà nuvoloso e freddino sappiamo dove andare!
Rincasati voliamo subito alla festa di laurea della Sara Bacer (110 e lode nella specialistica di fisica....), dove tra una birra e qualche scherzo alla laureata formiamo lo squadrone per la gita di domenica.
Il gruppo domenicale è ancora più corposo. In velocità elenco i presenti: Luca (sempre lui), Cedo (idem), ADM, il Bacerino e i montanari Sara Avoscan con annesso moroso Omar. Arrivati a Pandora vengo ancora una volta colpito da questo posto unico e magico. E' la terza volta per me in questo spot, l'ultima datata primavera 2010. Lascio che parlino le foto da sole perchè sprecherei troppe parole. Dico solo che quello che si vede in mezzo al tetto è un buco passante dove nei periodi piovosi un fiume crea una cascata......








Le nuvole ed il venticello si fanno sentire. Le combattiamo con un bel fuocherello che scalda anche parte del libidinoso 7c "Chin check".

More fire babylon! (foto by ADM)

Non ricordo bene se l'avevo già salito o meno (8a.nu dice di no), in ogni caso lo scalo a vista. Anche ADM ed il Bacerino lo tentano in questo stile, ma purtroppo vuoi per le dita fredde o per l'inesperienza nella scalata al primo giro lo chiudono rispettivamente al terzo e secondo giro. Anche Omar dice la sua andando vicino a chiudere "Neytiri", l'8a della falesia, on sight. La fa sua al secondo giro. Cedo e Sara invece non riescono a rendere bene con climi freddi. Sara riesce comunque a fare il 7c, ma per una signorina che nei periodi di forma va in finale di coppa del mondo e ha nel curriculum l'8a+ a vita è poca cosa. Cedo invece ha bisogno di minimo 20 gradi per essere performante. Quindi quando il termometro è sotto i 10 non è felice come il sottoscritto.
Qui ho tanti tiri duri da provare. Avendo scalato solo due volte prima di oggi ho proprio l'imbarazzo della scelta. Mi lancio su un 8b+, "Es ist vollbracht" (o qualcosa del genere, non si offendano i buoni austriaci e tedeschi, primi a chiodare qui, se sono poco abile con la loro lingua).

In action sul 8b+ (foto by ADM)

Una figata. Soprattutto l'uscita mi entusiasma un casino! Sembra di essere al pannello (in senso buono, non perchè è scavata o bricolata). Tutti i movimenti mi riescono molto bene (infatti anche se stanco al terzo giro cado oltre metà via) tranne un mezzo passaggio in uscita del tettone. Qui studio tutti gli incastri possibili, ma niente, non ci siamo (il giorno dopo il buon Polo mi dirà di cambiare semplicemente mano per risolvere l'arcano....). La giornata finisce a suon di pendoloni e salti nel vuoto. Che dire se non I LOVE ISTRIA!

domenica 10 marzo 2013

One Shot to Erto


Non ha più senso arrabbiarsi con questo pazzo tempo. Evidentemente non ha capito che l'autunno è passato, e con esso lo doveva essere pure la "nebbia agli irti colli", quella che piovigginando sale a rompere i coglioni.
Quindi per il momento la Croazia è off limits. Purtroppo anche le altre falesie in zona Trieste non se la passano meglio. L'unica è salire ad Erto, la falesia più impermeabile del nord est Italia. Purtroppo anche la più unta. Gli unici da Trieste che accettano la sfida sono ADM, la Raffa e Luca. I Polo brothers dalla bassa furlania ci aspettano sù.
Dopo due ore e mezza d'auto a sparare cazzate arriviamo (rincoglioniti) in falesia. Pure i riparatissimi strapiombi ertani sembrano risentire di questo tempo balordo. Ma il 90% della falesia è ok quindi su l'imbrago e via a cercare qualche via di riscaldo libera.
Per quei pochi che non lo sapessero Erto è stata una delle prime falesie in Italia dove si macinava l'ottavo grado. Su questi muri strapiombanti si è scritta parte della storia verticale. Insomma scalare qui è come aprire un libro di storia del free climbing. Personalmente non amo moltissimo questa falesia. La roccia è untissima e non presenta una grande varietà di prese a causa dello scarso concrezionamento. Ciononostante scalare qui è molto allenante e le vie dure non mancano.
Per quanto scritto sopra questa è la mia terza volta qui (l'ultima nel 2007....), per ADM addirittura la prima. Viceversa per i nostri amici Luca, Raffa e i Polo scalano qui abbastanza spesso (Luca è un vero e proprio local).
Con ADM, dopo aver preso qualche legna sui riscaldi, iniziamo a fare sul serio. Io rischio la vita su "Tropicana", un 7c che prevede di partire con i primi 2 o anche 3 rinvii pre-moschettonati. Non conscio di ciò parto e moschetto al limite tutti e tre e i rinvii, giungendo in catena a vista. Tra l'altro non è una vera "prestazione" in quanto sei anni fa l'avevo già scalata (scoperto oggi su 8a.nu). ADM invece decide di finire il warm up su "Lucrezia Borgia". E' a vista e conquista facilmente la prima catena di 7b+. Qui decide di continuare e vedere com'è l'allungamento che vale 7c+. Supera egregiamente il tratto più duro e recuperando qualche rinivio per strada (visto che ne mancano tre) riesce a chiudere questa on sight di rilievo!
La giornata continua sulla mitica "Tucson", 8a+. Parto io per primo e tento l'a vista. Cado sul boulder con le mani ibernate dall'umido. Abbastanza facilmente vado in catena. Si prospetta un second go facile facile. ADM si lancia pure lui su questa via, scala bene i singoli ma trova fastidioso collegare il tutto.

                                     ADM sfida l'umido e la notte incombente su "Tucson"

Come al solito il secondo giro è sempre il più difficile. Faccio molta più fatica di prima a superare la prima parte, ma supero bene il boulder. Giunto al riposo sono sicuro della riuscita. Riparto per gli ultimi movimenti fisici su buone prese. Ma appena lasciato il riposo l'umido mi castiga e una mano mi schizza via in maniera tanto brutale quanto inaspettata! Per un pelo non crolla il monte Toc a causa delle mie invettive bestemmiose. Smotivato mando in malora il terzo giro. ADM non riesce a scalare bene su questo stile e lamenta una ghisa persistente. L'umidità con la sera è aumentata ancora. Decido di fare ancora un tentativo solo per allenamento e voglia di scalare, indipendentemente da una possibile riuscita che vedo poco probabile. Sono talmente concentrato che gioco a prendere in giro la Raffa, simulandone i versi e la sua tipica frase "non ci arrivo, sono bassa!". Ciononostante chiudo la via, anche se in cima rischio di cadere perché non sento più le mani. Dopo una birra+pizza in paese ci rimettiamo in viaggio verso casa, con ADM che prende una "scorciatoia" tutta sua che prevede di passare per Gemona....
Oggi, viste le condizioni pietose del tempo ovunque, si resta a casa. Colgo l'occasione di mettere le mani sul furgone per fare qualche lavoretto con Sharon.



Vi lascio con qualche bel scatto ad opera di Alan Pittana ed ADM che tengono alto il morale. Dai Bora scendi su di noi e riporta il sole!

                                               Provando un 8c nel Secret spot del Polo (foto by ADM)







                                                Su Reinini (8b) a Kompanj (foto by Alan Pittana)

giovedì 7 marzo 2013

Un assaggio di buona primavera

Io venerdì scorso l'avevo detto, qui si passa dalle nevicate alla primavera, dal oggi al domani! Infatti dopo questo freddo gennaio-febbraio (ci sta, si chiama inverno per qualcosa), purtroppo anche molto piovoso-nevoso, il primo week-end di marzo è stato spettacolare! Finalmente abbiamo potuto godere di due giorni all'insegna del bel tempo stabile, caso più unico che raro in questi ultimi mesi! Le previsioni erano chiare, quindi già da mercoledì la mente volava alle possibili conquiste verticali. Ad aumentare l'euforia del momento ci si mette anche l'arrivo del "mio" (in verità è di proprietà della CORE srl...) nuovo mezzo: Mr T, detto anche Transporter. Nuovo di pacca e fiammante!


Come di consueto la meta è l'Istria, con un programma che a spanne prevede il sabato nel secret spot del Polo mentre la domenica qualcosa in zona Buzet (Kompanj, Pandora o il nuovo settore Anfiteatro). Per il sabato sono arruolati i soliti noti, ovvero Cedo, Sbisi ed ADM, più le new entry Luca e Raffa. I ragazzi sono preoccupati perchè al ritrovo tira un fresco borino e temono le dita congelate. Io al contrario prevedo una giornata di gran aderenza, ed è quello che effettivamente ci aspetta! E' vero si fa sicura in giacca, ma con un buon riscaldo le condizioni sono ideali per provare a chiudere qualche bella via. Io e Sbisi abbiamo il conto in sospeso con "Criogenetica" sulla quale ci segue pure ADM. Cedo prova la sua "Venga vecio" assieme alla Raffa mentre Luca si lancia su "Total exteme", l'8a più easy della falesia (ma non per questo facile! Qui di regali non c'e ne sono!).

                                                           Luca in action

La mia lotta con "Criogenetica" ormai è ferma da un mese buono, visto che il meteo remava contro. Sono ormai 6 tentativi di fila che cado sul chiave della via, spesso con le braccia ancora belle toniche. Ormai è una brutta abitudine che purtroppo in molti hanno su questo stronzo 8a+/b (per me 8b, mentre per il Polo che è caduto 14 volte su questo singolo è un 8a+ duro....). Il passaggio consiste nel tenere una piccola tacca di sinistra, aiutarsi con un intermedio disegnato e fare un dinamico ad una strana presa a goccia, usata anch'essa come intermedio per spostare i piedi e lanciare nuovamente di destra ad un buon buco che di fatto sancisce la fine della via (anche se ci sono ancora quasi 10 metri di via da percorrere). Armata la via è tempo di chiudere la questione! La prima parte scorre via bene e senza intoppi. Arrivo al riposo della prima catena fresco e pimpante. Dopo aver scecherato un po' le braccia parto e supero bene anche l'inizio dell'allungamento. Bene ora sono alla resa dei conti. Imposto la chiusa alla tacchetta di sinistro e sistemo bene le dita su questa listina che conosco ormai fin troppo bene. Intermedio di destra. Sistemo bene il corpo e rilancio alla goccietta di destra che prendo bene ma non perfettamente. Qui memore del mio tentativo migliore, dove per non affrettare il lancio e impostarmi perfettamente ho perso quella frazione di secondo di troppo che mi ha fatto saltare contemporaneamente entrambe le mani sul più bello, decido di non pensare troppo alla posizione ideale. Velocemente allargo il piede destro e di getto lancio al buco. Questa volta non ci sono intoppi, e con un urlo liberatorio faccio capire a tutti che sta sera un giro di birre lo pago io. Dopo averla chiusa e riflettuto a posteriori sulla difficoltà facendo dei paragoni con vie dal grado consolidato credo che l'8b soft (per modo di dire...) ci stia tutto. E' vero che la via una volta assimilata consiste in due movimenti, ma credo che non sia solo la sfiga a concorrere nelle numerose cadute che io ed altri abbiamo fatto su questa via.
I miei compagni di progetto Sbisi e ADM purtroppo non sono fortunati (o motivati) come me. Infatti Sbisi, in un insolito stato di poca grinta, cade per tre volte su questo passo, andandoci veramente vicino. Sono sicuro che la prossima gita sarà quella giusta. ADM invece essendo nuovo su questa via riesce a fare bene tutti i singoli ma deve ancora perfezionare le sequenze (i piedi cazzo Alberto!!!! Ti tieni troppo!) per collegarle tutte d'un fiato.

                                   Sbisi inizia ad affrontare l'allungamento di "Criogenetica"

Dopo questo successo decido di andare a testare il mio stato di forma su una via decisamente più intensa. Si tratta di un 8c di cui non ricordo il nome, chiodato e liberato dal Polo che vanta se non erro una sola ripetizione ad opera dell'intramontabile Canon Zardini.

In primo piano il sottoscritto cerca di decifrare i movimenti di questo duro 8c, sullo sfondo la Raffa penzola nel vuoto

Non sapendo le sequenze ed essendo chiodata lunga, come tutte le vie qui, questo tiro mi fa tornare alla dura realtà: per ogni conquista si contano altrettante sconfitte. Faticando e volando a ripetizione giungo a metà via abbondante, ma qui le prese sono ancora bagnate e quindi tocca ritirarsi. Di sicuro il mio prossimo progetto in questa falesia!
La domenica il gruppo si divide e nell'Anfiteatro di Buzet ci vado con Cedo, Luca, Raffa e la mia Sha. Sul posto a sorpresa ci raggiungono pure il mitico Rocco con Jenny e Michela. Il vento del sabato è sparito. La giornata è decisamente caliente! Doveva essere la giornata di gloria di Cedo, ormai ad un passo da chiudere la sua creatura. Invece nonostante il caldo che tanto ama Cedo cade ancora altissimo, all'ultimo spit dei 30 metri di questo strapiombo. Ormai provato dalla sfida cede il passo a Luca, che si dimostra anche lui uno squalo della first ascent, chiudendo veramente per un pelo la via, proposta come 7c+. Rocco invece fa sua la quarta salita di "Too late", l'8a di cui ho parlato nel post precedente, scovando una metod che sembra più facile della nostra sul tratto duro.

                                                            Rocco sul tratto iniziale di "Too late"

Per quanto mi riguarda non avevo progetti ben precisi in mente. L'idea di base era provare uno dei tre poject ancora da liberare. Decido di fiondarmi su una creatura di Cedo, che aveva brutalmente respinto Rocco lo scorso week-end. Con qualche brivido causato dalle incognite e dal dover per primo pulire la via arrivo in catena. Siamo sull'8° grado bello pieno, lettera b probabilmente. Il duro di questa via è concentrato nel tratto dal 3° al 4° spit. Una petardata violentissima su piccole e dolorose tacche con pochi piedi e messi male. Dopo questo strappo la via molla e diventa per i restanti 25 metri un 7c di puro godimento prevalentemente su belle canne. L'immancabile uscita expo rende il tutto ancora più gustoso. Purtroppo questo progetto resterà tale ancora per qualche tempo. Ieri è arrivata l'immancabile perturbazione atlantica di turno che inzupperà tutto. Per fortuna con essa è arrivata anche una giornata lontano dal lavoro, che ho sfruttato assieme alla Raffa in quel di Misja. Le condizioni erano allucinanti, con nebbia in parete che quasi non ti faceva vedeva il compagno scalare. Ma siamo cazzuti e la Raffa si porta a casa "Giljotina"(8a) mentre io faccio degli ottimi giri concatenando bene le varie sequenze di "Corrida", un 8c lungo 30 e passa metri. Ormai a Misja non ci vado quasi più però sarebbe il caso di passarci un po' più spesso visti i numerosi tiri duri sui quali mi muovo benone! Ma sono fatto così, preferisco di gran lunga chiudere un 8a-8b nuovo di zecca in una natura quasi incontaminata, che macinare giri su vie ormai marmoree in luoghi che purtroppo sono diventati discount verticali (con tanto di costante olezzo di pipi). Io sono per rendere pubbliche le falesie dopo un periodo di rodaggio (tranne quelle che sorgono in realtà troppo delicate per sopportare l'avvento delle masse guidate dalle topos; per queste basta il passaparola tra gli amici), ma ogni volta che torno a Misja cambio quasi idea nel vedere cos'è diventata.