lunedì 23 luglio 2012

VIDEO! part 1 + part 2

Week end pazzesco. Amici+falesia+condizioni+realizzazioni+VIDEO!
Finalmente posso dire che le immagini si commentano da sole!
Nella prima parte trovate la salita della via "La Rulette". Che fortuna aver ripreso il giro buono!

Qui sotto trovate invece ADM che sale "con poca grinta" "Two Shoes for dancing", 8a al secondo giro, mentre Ciano fa un bel giro sul "El Trabajo del Borracho", 8b+ che sono sicuro presto chiuderà.
Ringrazio inoltre la spezial guest Raffaele Cab alla chitarra!



venerdì 20 luglio 2012

A muerte.....Siempre!

Erano ormai due settimane che a Trieste si boccheggiava in maniera insopportabile. Roba da star male. La notte in completa balia del cuscino bagnato. Di giorno a morire sul lavoro bevendo litri e litri d'acqua. Scalare non ne parliamo... ogni volta che andavo in falesia era una lotta contro i due peggiori nemici del climber: il caldo e l'umido. Roba che perfino un guerriero come Stefano "Conan" Negovetti si rifiutava di scalare. Infatti piuttosto che soffrire e non concludere niente in falesia o in palestra la scelta migliore era fare un due tuffi a Sistiana, lo spot per il deep solo (arrampicare slegati sul mare) a Trieste. Ma dopo tutto questo tempo senza chiodare e scalare sento troppo gli arretrati, così almeno un paio di volte alla settimana devo soffrire con la corda. Visto l'umido Dark point era ko per la condensa, il Baratro neanche nominarlo, le restanti falesie troppo calde. Perfino l'idea di un due boulder a Cernotice (grottino con svariate bei passaggi,molti anche durelli forte) si dimostrò vana causa condensa. L'unico posto rimaneva Buzet. A un'oretta da casa la cittadina istriana offre varie falesie nei suoi dintorni: Izvor Mirne e Kompanj sono le principali. Se Kompanj è decisamente un posto autunnale/invernale, Izvor Mirne presenta per lo più pareti ombreggiate. Inoltre quasi sempre una brezza aiuta a sopportare il caldo. In ogni caso anche qui le condizioni erano estreme, visto che anche la brezza sembrava un asciugacapelli rovente e le temperature erano fisse sui 30 gradi. Nonostante ciò i mie due amici locals Cedo e Gogo sembravano fregarsene della calura. Infatti stampavano tiri a go go, con Cedo che riusciva perfino a fare il suo primo 8b, "Lap dance" in una giornata da far gridare al torrido perfino un tailandese. Io invece l'unica cosa buona che sono riuscito a fare è stata chiodare una nuova via nel settore "cascata". Vedremo cosa ne uscirà fuori... sembra molto dura. Cedo, che ha chiodato la maggior parte delle vie nel canyon è veramente instancabile. Ogni volta che torno a Buzet (e ci vado spesso) mi mostra nuovi pezzi di parete che ha pulito dall'edera. Questa volta nel settore cascata ha spogliato dai vegetali una porzione di roccia stupenda: strapiombante e percorsa da lunghe canne che sembrano tirate con il righello. Ragazzi per trovare robe del genere bisogna macinarne di chilometri....come minimo fino in Francia. Una di queste linee che segue la canna più evidente viene subito chiodata da Cedo. Mi prudono le mani al solo pensiero di scalarci....
Lo scorso sabato ho l'onore di fare da guida al giovine ADM che cade subito vittima della bellezza del posto esclamando più volte "che figata" anche quando cade da un tiro a vista. Ciò non gli succede su "Favorit", un 7c di 30 metri di pura resistenza su canne. Prima OS di questo peso per Alberto! Beati loro che non sentono il clima avverso. Io a malapena arranco in catena  con svariati rest e tirando i rinvii su un 8a super boulderoso, per poi scoprire che la via è decisamente più facile stando leggermente a destra (come tentavo io è minimo 8b... di 3 spit...su svasi.... con 30 gradi... povera pelle..).
E poi giunse la Bora.
Non mi ricordavo che si potesse stare così bene! Il lenzuolino che torna ad essere utile di notte, la felpa che non serve più per asciugare il sudore. Quasi senza darsi appuntamento ci si ritrova tutti a Dark point. E le realizzazioni non mancano. Il solito ADM preceduto da Guido (De Sabba) si portano a casa "Sex and candy", 8a+ da manuale delle ghisa con uscita che se cadi hai il tempo di levarti le scarpe da tanto si vola. Amilcar (si proprio lui, il piccolo uomo dal grande braccio) con la sua solita voglia di far fatica ovunque trova pane per i suoi denti su "Nina", l'8a più morfo di tutta la falesia (e non solo!). Incredibile come riesca a rendere difficile la placca iniziale e a trovarsi a suo agio sul boulder in strapiombo! Io, stanco dal giorno prima a Buzet in n-mila giri riesco a salire "Two shoes for dancing", un 8a alla fine dei conti facile ma non banale. La via in questione si può dividere in un 7c fino all'ultimo movimento che la trasforma appunto in un 8. Roba veramente da blocco alla Font, condito dallo spit ovviamente sotto i piedi che regala bei voli aieie. Per rendere tutto ancora più epico una buona presa da cui si fa un dinamico si muove di un buon centimetro. Se lo spit lontano non mi turba moltissimo l'idea di tirarmela nelle palle decisamente di più. Sinceramente mi sono stupito di averla chiusa. Ero stanco e ad ogni giro arrivavo a questo stramaledetto movimento finale sempre più cotto. Poi al 4/5 tentativo (non ricordo, troppa ghisa) tutto diventa semplice, ed anche l'ultimo move entra. Ho solo una cosa da dire, come insegna il buon Dani Andrada: A MUERTE....SIEMPRE!

P.S: va bene anche "Blocar oi morir" (e per blocar intende il bicipite, non il resting detto alla triestina!)
P.S2: il meteo sembra favorevole pure per questo fine settimana, con bora e 20°.... appuntamento a Dark point, sperando che il mio bicipite sinistro messo ko da 30 terrazze da rifare sul lavoro si riprenda almeno per domenica. C'è una certa Rulette di Sbisi che mi attende....

work in slow progress...

Come avrete notato il Blog è ancora in costruzione. Piano piano sta crescendo. Si caricano più foto (e spero presto i video!), faccio piccole modifiche stilistiche, ecc. Ieri il mitico Raffaele "Cabbibbo" mi ha fatto notare che per commentare bisogna essere autenticati su Blogger. Bene visto che mi fa piacere leggere i commenti di chi vuole dire la sua, anche solo per un sbrigativo "che medda" oppure "ma proprio non ti tieni" ho reso possibile il commento libero per tutti, senza moderatori e cavolate varie. Ovvio che se i commenti saranno offensivi o troppo sboccati (ma veramente troppo) verranno cestinati e su chi gli ha scritti si scaglierà la maledizione del "piedus che sgommus semper ancus su zancus" e  una diarrea cronica nei giorni con condizioni migliori per scalare.
"Deghe sfogo alle monade!" (date sfogo alle cazzate!)

sabato 14 luglio 2012

Fight the work!

Per chi non lo sapesse faccio parte della categoria dei cordisti, ciò quelli che per lavoro fanno i manovali e muratori appesi sulle facciate o in bilico sui tetti. E’ un bel lavoro, ma come tutte le cose c’è anche il rovescio della medaglia. Per un climber i principali malus sono 1) il fatto che è un lavoro di fatica (e vi assicuro che quando ci si allena la sera pensare che il giorno dopo bisogna lavorare con il fisico finito  non è per niente motivane) 2) avere a che fare con corde, moschettoni e bloccanti ogni santo giorno logora i nervi (tutte quelle piccole scocciature come fare su la corda, nodi che rompono le scatole o bloccanti fastidiosi alla lunga fanno saltare i nervi anche i più zen, soprattutto d’estate). Ma se c’è la passione chiunque manda a quel paese la fatica per fare ciò che più ama. Ho notato che questo modo di porsi mi ha aiutato molto a migliorare ultimamente. Domani sarò un’ameba? Pazienza, almeno ho scalato. Proprio con questa mentalità giovedì scorso mi sono trascinato a Dark Point, sedotto dalle parole che millantavano grip delle young guns triestine ADM (Alberto Dal Maso) e Bacerino (Luca Bacer, il fratellino della Sara). I due “boccia” erano in falesia dalle 11, io stacco dal lavoro alle 16:30 e rischiando la vita più volte alle 17:00 li raggiungo (quando per gradire, dopo aver sparato le cartucce buone su “Sex and candy” 8a+, si scannano facendo ripetute sui tiri più “facili”). Sono super motivato perché finalmente la via che voglio fare è nuovamente asciutta. Sto parlando di “FIght the faida”, 8b chiodato (e liberato?) dal sindaco del Baratro nonché assessore all’urbanistica di Dark Point Ciano (Frezzolini). La via in questione è esaltante! L’80% è in puro tetto con movimenti da manuale del plafond. Si parte con uno strapiombo non banale che porta al sopracitato tetto. Da qui le cose si fanno serie con un super lancio/monotrazione da una lista tridio ad una zanca con i talloni che quasi vanno a sbattere sopra la testa dal tanto sbandierare. Da qui inizia un’altra sequenza intensa ed altrettanto bella con tallonaggi e belle chiuse fino all’ennesima vasca. Da qui parte il crux finale che fino a poco tempo fa consisteva in una chiusa da tacca a tacca e poi c’era la zanca. C’era perché poi è arrivato Stefano ed ha deciso ti tirarsela in pancia e di lasciare al suo posto una tacchetta da prima falange. Insomma da un singolo intenso siamo giunti ad una sequenza intensa. Dal terzo giro cadevo come un pero troppo maturo su questa sequenza finale. Inoltre non riuscivo a provare la via quando volevo perché ultimamente la falesia si bagnava molto spesso a causa dello Scirocco. Per Questo mercoledì ero così motivato.
                                                       purtroppo non ho foto su "Fight" e quindi 
                                                                         meglio di niente c'è la foto di archivio su 
                                                                         "El Trabajo del borracho"....my baby!

Ormai la via era metabolizzata più che a sufficienza. Bisognava “solo” chiuderla. Riscaldo veloce e furioso sui due must di 7b/c “Naziskin” e “Roam” e poi si parte. Le premesse non sono delle migliori in quanto già sto per cadere poco prima di raggiungere il tetto a causa di una presa umida. Le brutte sensazioni continuano nell’ingresso sul tetto. La tacca tridito mi scappa e chiudo per un pelo il lancione. Da lì in poi la musica nelle mie braccia cambia, e stranamente in meglio! Mi sento fresco, le braccia vanno da dio e velocemente arrivo al riposo prima della sequenza finale. Purtroppo la zanca dove si riposa è umida, ma non fa niente. Dentro di me sento che è la volta buona e uno dopo l’altro eseguo i movimenti fino alle ultime zanche. Qui si riposa alla grande e l’unico ostacolo è un lancetto per andare in catena. Guardo ADM che mi fa sicura e gli dico “se qui cado sparatemi!”. Con un po’ di strizza lancio, prendo la presa….. è fatta!!!
Levando i rinvii penso già al prossimo obiettivo e a quanto valga la pena fare la trottola tra lavoro e scalata. Ne vale troppo la pena!

P.S: la via anche se più dura rispetto a prima che si rompesse la zanca a mio avviso rimane sempre sul 8b, consigliatissimo a chiunque possa anche solo provare a farne i singoli. MERITA! Complimentoni all’equipador!

venerdì 13 luglio 2012

Prologo #2: perchè?


Perché ho creato questo blog? Bella domanda. Era da ancora prima di farmi male che volevo aprirne uno. A dire il vero c’avevo già provato anni or sono su 8a.nu. Poi non ero riuscito a portare avanti la cosa con continuità. Inoltre c’era (e c’è tuttora) il blog di andrea che racconta in modo egregio cosa succede nelle falesie di Trieste e ai climbers che le frequentano.  E quindi perché farne uno mio?
La risposta è semplice: mi piace raccontare le cose, e ancora di più mi piace scrivere e parlare d’arrampicata. In questo spazio non voglio documentare le salite di questo o quell’altro climber perché, come scritto sopra, per quello c’è il blog di Andrea. Io qui voglio raccontare le mie esperienze verticali e quelle dei miei amici che condividono con me le giornate a sfondarsi in falesia o sui massi. Idem per le fatiche spese nel chiodare nuove linee (c’è un tetro sadismo nel passare le giornate appesi a pigliare polvere e fare una fatica bestia per piantare qualche spit). Insomma spero di comunicare più sensazioni che meri numeri. Quindi alla sera dopo una dura giornata di scalata, lavoro o entrambe le cose spero sia di vostro gradimento accompagnare una birretta (o anche due) leggendo qualche “monada” scritta dal buon vecchio Ste.
Enjoy

Prologo #1: no pain no gain


Giugno 2010…. È la data nella quale ho smesso di scalare. Il motivo? Non avevo più pazienza con il meteo che continuava a bagnare d’umidità la grotta di Dark Point. Ero veramente inc….arrabbiato perché ero ad un soffio da liberare quella che poi sarebbe diventata “Sezana 31249” (FA by Sbisi) e non ci riuscivo perché il primo tratto era sempre completamente fradicio. Il problema non era arrampicare questa parte abbastanza facile, ma erano i piedi che si bagnavano inesorabilmente e partivano al primo movimento delicato.
Così ho deciso di appendere al chiodo le scarpette e mi sono concentrato sull’altra mia grande passione: la bici. Più in particolare il Downhill. Devo dire che per tutto il resto del 2010 me la sono spassata alla grande e alla prima esperienza agonistica a Pisino (HR) sono arrivato 8° nella categoria “amatori”. 
                                           foto di Jacopo Riccesi
Questa prima esperienza agonistica mi ha esaltato e da quel momento ho iniziato a preparare la stagione di gare successiva. Tutto filava liscio (tranne qualche esplosione contro alberi e rocce  ed un telaio piegato) fino al 26 marzo 2011. Eravamo ad Auce (SLO) a provare il percorso di gara che avrebbe aperto qualche settimana più tardi la stagione agonistica. Dopo svariate discese arriva il fatidico “ultimo giro”. Quando si gira in bici non si dice mai “ragazzi facciamo l’ultimo giro”. Porta sfiga. Però a quel punto della giornata tutti ne erano consci, vista l’ora e la stanchezza. Parto per ultimo del “trenino”, scendo non spingendo troppo. Passo le sezioni più impegnative e pericolose come i numerosi salti oltre le strade forestali (road gap). Nel frattempo supero tre miei amici che per vari motivi (foratura, provavano nuovamente un tratto, ecc) si erano fermati. Arrivo sul tratto veloce del percorso, dove si viaggia a velocità che vanno dai 40 ai 70 km/h. In quella sezione non molto impegnativa cado rovinosamente.
Rotolo per 20 metri come se fossi in una lavatrice. 
Mi fermo. 
Ho il piede sinistro che è appoggiato contro la mia spalla  destra.  
Io non sono molto sciolto, quindi qualcosa non va. 
Non va per niente. 
Non è per niente apposto.  
Prendo d’istinto la gamba e la rimetto come dovrebbe stare. 
Il femore di sicuro è andato. 
Arrivano gli amici dopo poco. Che culo averli superati. Che culo non avere la frattura esposta che vomita sangue. Dopo un tempo indefinito arriva l’ambulanza. Quattro giorni infernali dopo mi operano. Dieci giorni di droga e sono a casa. Un mese dopo appoggio di nuovo il piede a terra.  Un mese più tardi sono nuovamente in sella. Zoppico ma sono in sella. 24 Dicembre 2011. Scivolo con la bici su una lastra di ghiaccio scendendo per un sentiero non troppo impegnativo. Il chiodo che è dentro al mio femore si piega. Non ero guarito come qualche ortopedico sosteneva. Il 10 gennaio 2012 sono nuovamente sotto i ferri. Nel post operatorio rischio grosso a causa di uno strano sanguinamento. La seconda volta è più dura all’ospedale, ma per fortuna non sono solo. I Famigliari e la mia ragazza sono sempre con me. Gli amici mi ricordano quanto sia figo stare la fuori a godersi la vita. Si torna a casa.
                                                    foto di Luca Dreos
 Appena mi danno l’ok per poter appoggiare il piede salgo in mansarda. Lì c’è il trave. Lì inizia nuovamente la mia vita verticale.