mercoledì 27 marzo 2013

Affari di famiglia....


Il personaggio di questi fumetti preistorici da cui deriva il mio soprannome da bambino ed il nome della via



Ho salito Pugacioff.

Questa è la mia più bella realizzazione di sempre. Non la più "difficile" ma la più sentita. Per la prima volta ho avuto la necessità, una volta moschettonata la catena, di fermarmi lì, in cima alla via, e di gustarmi il momento al 100%. Guardare il panorama.... il mare mosso dalla Bora, la città ancora infreddolita dal recente gelicidio, le nuvole che incombono da Monfalcone, gli amici sulla strada...

La storia di questa via nasce alla fine degli anni 80. La Napoleonica era lo spot dell'alta difficoltà in zona Trieste. Titolo da poco strappato alla Costiera. Qui tutti i ragazzi (dell'epoca) si allenavano e provavano a chiudere le vie di riferimento. Era (ed è tuttora) un posto bastardo, dove chi viene da fuori le prende per i denti. Soprattutto perchè quella volta i gradi in Napo erano decisamente stretti (i 6b di allora sono 7a+ oggi). I due massimi esponenti dell'arrampicata Triestina erano il mio babbo Andrea "Arci" Varnerin ed il mitico Marco Sterni. Gli unici in grado di chiudere il malefico traverso dello "Scudo" ed a muoversi sugli ottavi con destrezza. In questa epoca ormai persa nella memoria come le leggende il mio babbo piantò gli spit su una corta via del Lastrone Giallo. Con non poca fatica qualche anno più tardi (probabilmente 89, ma anche il mio vecchio non si ricorda di preciso) in una giornata di grazia, dopo il solito training autogeno che andava tanto di moda come la dieta macrobiotica, riesce a salire questo itinerario. Si ricorda ancora la sbandierata che tirò mentre stava andando in catena che per poco no lo fece cadere ed il commento a caldo del mitico Tulio Ferluga molto impressionato (e chi conosce Tulio sa che è un tipo che non si impressiona facilmente!). Aveva salito la via più dura della Napoleonica, quindi di tutta la zona. Una via tra le più dure d'Italia. Il grado non era chiaro, era la più dura di tutte quelle in Napo, Costiera e Valle, quindi qualcosa intorno all'8b+. La chiamò "Pugacioff" perchè questo era il soprannome del suo pargolo nato nel gennaio dell'anno prima. Anche il mitico Marco era sul pezzo, ma la via molto boulderosa  non si adattava al meglio per il suo stile preferito di resistenza. In ogni caso era palese che la prima ripetizione sarebbe stata ad opera sua. Infatti fu così, ma appena nel 2003. In quella data avevo già una coscienza verticale e mi ricordo che stavamo andando in Svizzera a fare blocchi quando ricevetti la notizia. 
La prima volta che ci misi le mani sopra era il 2004 se non erro. Dopo i miei trascorsi da bambino a far qualche via di sesto grado avevo passato il resto della mia carriera da climber a far blocchi. Non sapevo fare sicura dinamico e questa era la prima via sopra il 7a che provavo. Ovviamente da secondo perchè da primo avevo paura! Il folle Andrea Polo invece non si curava di avere un inetto che lo tenesse. Andrea si trovava bene su questo stile e risolse tutti i passi bene. Io ero cagato al secondo rinvio (ovviamente in top rope!). Come molti anche il Polo non portò a casa la salita, e se non erro fino a poco tempo fa non la provò più.
Passò qualche anno nel quale divenni uno sporco falesista prima di rimettere le mani su questa brutale linea. Correva l'anno 2007 e con l'amico Sbisi decidemmo di provare a diventare i nuovi "fighi" della Napo. Entrambi ci muovevamo bene. Forse io andavo un pelino meglio io perchè ero cresciuto alla base di questa falesia ed il primo passo duro essendo un dinamico riusciva meglio ad uno alto 187 che a lui. Sintetizzando la via consiste in una prima parte non dura ma su prese piccole fino al secondo dei cinque rinvii. Qui bisogna prendere due svasetti e lanciare di destra ad una goccia per tre dita da quasi una falange. Il primo crux. Qui si moschetta e parte il clou della via. Vicino allo spit si arcua una piccola spallatina millimetrica da bloccare per prendere la presa più infame che io abbia mai stretto. Una tacca lucida ma non unta inclinata a 45° che sfugge come poche cose al mondo. Il grado della via è tutto qui. Tenerla, prendere un intermedio, spostare i piedi e rilanciare ad un'altra tacca millimetrica, sempre bastarda ma meno della precedente. Il duro della via non è finito, seguono ancora due movimenti hard più due di media intensità per arrivare al riposo. Ma niente in confronto ai movimenti con in mano la tacca maledetta! Dal riposo andare in catena non è banale, ma sapendo come muoversi uno deve essere proprio sfigato per cadere! 
Alla seconda sessione feci subito dei giri buoni, ma con il mio peso non piuma e le dita di burro rimedia soltanto il più brutto taglio sulle dita della mia vita. Ero in forma quel periodo, poco dopo chiusi il mio primo 8c e feci quella che probabilmente è la mia miglior gara di coppa Italia. Ero rapito dai tiri lunghi e perdere settimane a causa delle dita smembrate da 15 metri di muro leggermente strapiombante mi dava fastidio. Mollai il colpo dicendo di tornare con condizioni climatiche migliori. Di fatto abbandonai la via. Sbisi non lo fece e qualche mese dopo chiuse i conti con questa battaglia. La sua fu la terza ripetizione. Passarono gli anni senza che io tornassi a riprovarla. In questo lasso di tempo si mette di mezzo la mia avventura nel mondo del freeride e downhill con la mtb e le due operazioni al femore (due grosse e una in giornata per essere precisi). Anche se non l'avevo più provata i fissi abbandonati testimoniavano che non era un project dimenticato. Su per quelle fettucce marce scalarono (o ci provarono) molti altri. Cosa non fanno quei pezzi di ferro colorati e la comodità di averli già su. Dopo 20 anni con tre salite in 6 anni altre 4 se ne aggiunsero. Di queste pure la prima femminile ad opera di Sara Avoscan, all'epoca decisamente una bestia! 
Arriviamo allo scorso autunno. Causa condizioni astrali strane ebbi un paio di giorni liberi o quasi durante la settimana. Non avendo con chi scalare andai a fare traversi in Napo. Mi portai la coda dietro sperando di riuscir a rubare una sicura per scalare anche in verticale. Incontrai il buon Davide anche lui imbragomunito e quindi via anche verso l'alto. Guardando le vie notai la linea di fissi su "Pugacioff". Rimasi stupito che fossero ancora i miei, in perfetta pandance con il cordone che componeva la catena. So 80's. Per non avere morti sulla coscienza decisi di fare il buon samaritano e sostituire il cordone sopracitato e levare i fissi ormai scoloriti e stanchi. E visto che c'ero perchè non fare anche un giretto in onore dei vecchi tempi?
Non ricordavo i movimenti e il caldo di inizio ottobre non aiutava sulle piccole prese. Risultato non feci nemmeno tutti i singoli. Ma ci andai vicino. La scintilla era scattata. Misi dei fissi nuovi, sperando che le cose non prendessero la piega della volta scorsa. 
Con le temperature più basse alla seconda sessione chiusi subito tutti i singoli, ma purtroppo il clima divenne sempre più piovoso e umido quindi addio sogni di gloria. 
Ormai era giunto dicembre, ed il 29 di tale mese feci un veloce raid di ritorno dalle terme (vedi l'ultimo post del 2012). Rivisti i movimenti caddi alla fine del duro duro con le dita congelate. Questo mi diede nuova carica per provare a chiudere finalmente questo affare di famiglia. Ma le temperature troppo rigide non andavano bene. Avendo sempre le dita arcuate il sangue non circola e di conseguenza ci si ritrova congelati al sesto movimento. E visto che l'80% della riuscita ruota attorno al sentire bene una tacca terribile e microscopica questo non si concilia bene con l'insensibilità data dal freddo. Così cadevo a ripetizione sempre su quella maledetta tacca, per poi ripartire una volta caldo e superare al primo colpo il crux. Unito al fatto che il quarto rinvio lo spittavo dopo con una potenziale caduta a terra il gioco mi stava sempre di più prendendo la testa.

Vedete la corda? Ecco adesso sapete da dove arriva la catena (foto by Luca Dreos)

Arriviamo ad oggi. Sharon mi convince a non andare in palestra per prendere le ultime luci della giornata in Napo. Dubbioso visto il gelicidio appena passato le do ascolto. Arriviamo in Napoleonica e fa freddino. Le pareti colano ma LA via è asciutta quanto serve per provarci. Le mie dita mi fanno presagire il solito gelato fallimento. Arrivano pure gli amici dell'università. Ric, Mauro, Marco e Costanza. Dopo un giro per guardare i movimenti e testare se la via è ok o bagnata parto deciso. Cado come immaginavo per il freddo. In più non sento così bene il crux. Sconsolato mi faccio calare. Inizio a dubitare di poterla chiudere, ed il dover spittare dopo il quarto rinvio mi mette sempre più pressione. Decido di partire subito senza riposare troppo per tentare di avere le dita un minimo calde dove serve. Parto ed effettivamente le dita sono più calde, ma il fisico non è al 100%. Ciononostante supero la prima sezione dura ed arrivo al crux. Cazzo le dita stanno diventando fredde! Non sento bene la tacca di destra ma al diavolo ci provo, costi una settimana di connettivina. Magicamente prendo l'intermedio e urlando giungo alla seconda tacca infame. La sento bene. Qui bisogna tirar fuori i cosidetti e spegnere la testa. Urlo per non pensare e magicamente sono al riposo. Alla base non sento più gli amici sparar cazzate. La tensione si sente. Ma sono deciso e non c'è spazio per le cazzate tipo piedi che scivolano o mani che si aprono. Do due smagnesiate e parto per la infame parte finale, da affrontare con una mano umida perchè una delle prese è bagnata. Qualche istante dopo moschetto la catena. 
La mia lotta mentale con questa via è finita. Per la prima volta è la sostanza della via e tutto ciò che ci sta dietro che mi dice di aver compiuto una delle mie più belle realizzazioni, non il grado. Grado secondo me quasi inqualificabile. Spesso ho detto che questa via è un solido 8b e non 8b+, ma ora non ne sono sicuro. Credo sia più giusto qualificarla come la via più dura e significativa di tutta la Napoleonica. Su questo non ci piove.

8 commenti:

  1. Grandissimo Ste!!!! Sono contenta per te :-) e per Arci!!
    Deve essere una gran bella soddisfazione per entrambi, e una bella sensazione :-)
    Bravi !!!!! :-)
    Sara B.

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  2. bellissimo Ste.molto.un abbraccio.
    Cab.

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  3. Grazie a tutti! Si è un bel cerchio che si chiude in un quarto di secolo. Chissà se tra 25 anni un altro Varnerin riuscirà ad aggiudicarsi la catena....

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    1. daghe Sharon!!! istinto materno abbomba!!!!alè!
      Cabz

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  4. Bravissimo Stefano,conosco poche persone che hanno chiuso questa via. Due sono Marco e Arci,persone che stimo e che conosco da tempo.Mi fà un piacere immenso vedere le prossime generazioni che mantengono la grinta (perchè per chiudere pugaciof ce ne vuole)dei "veci" de una volta..Grande Stefano!!!!

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  5. Preciso dopo aver letto tutto l'articolo,non sapevo che sbisi l'aveva chiusa :Onore al merito Bravissimo anche a te Sbisi .Bravi putei...

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  6. Che figada... son super contento per ti e per Arci. Grandi.
    Cianeto

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  7. Grande Ste, sapevo che l'avevi fatta ma non avevo mai letto il post! Emozionante!

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