venerdì 13 luglio 2012

Prologo #1: no pain no gain


Giugno 2010…. È la data nella quale ho smesso di scalare. Il motivo? Non avevo più pazienza con il meteo che continuava a bagnare d’umidità la grotta di Dark Point. Ero veramente inc….arrabbiato perché ero ad un soffio da liberare quella che poi sarebbe diventata “Sezana 31249” (FA by Sbisi) e non ci riuscivo perché il primo tratto era sempre completamente fradicio. Il problema non era arrampicare questa parte abbastanza facile, ma erano i piedi che si bagnavano inesorabilmente e partivano al primo movimento delicato.
Così ho deciso di appendere al chiodo le scarpette e mi sono concentrato sull’altra mia grande passione: la bici. Più in particolare il Downhill. Devo dire che per tutto il resto del 2010 me la sono spassata alla grande e alla prima esperienza agonistica a Pisino (HR) sono arrivato 8° nella categoria “amatori”. 
                                           foto di Jacopo Riccesi
Questa prima esperienza agonistica mi ha esaltato e da quel momento ho iniziato a preparare la stagione di gare successiva. Tutto filava liscio (tranne qualche esplosione contro alberi e rocce  ed un telaio piegato) fino al 26 marzo 2011. Eravamo ad Auce (SLO) a provare il percorso di gara che avrebbe aperto qualche settimana più tardi la stagione agonistica. Dopo svariate discese arriva il fatidico “ultimo giro”. Quando si gira in bici non si dice mai “ragazzi facciamo l’ultimo giro”. Porta sfiga. Però a quel punto della giornata tutti ne erano consci, vista l’ora e la stanchezza. Parto per ultimo del “trenino”, scendo non spingendo troppo. Passo le sezioni più impegnative e pericolose come i numerosi salti oltre le strade forestali (road gap). Nel frattempo supero tre miei amici che per vari motivi (foratura, provavano nuovamente un tratto, ecc) si erano fermati. Arrivo sul tratto veloce del percorso, dove si viaggia a velocità che vanno dai 40 ai 70 km/h. In quella sezione non molto impegnativa cado rovinosamente.
Rotolo per 20 metri come se fossi in una lavatrice. 
Mi fermo. 
Ho il piede sinistro che è appoggiato contro la mia spalla  destra.  
Io non sono molto sciolto, quindi qualcosa non va. 
Non va per niente. 
Non è per niente apposto.  
Prendo d’istinto la gamba e la rimetto come dovrebbe stare. 
Il femore di sicuro è andato. 
Arrivano gli amici dopo poco. Che culo averli superati. Che culo non avere la frattura esposta che vomita sangue. Dopo un tempo indefinito arriva l’ambulanza. Quattro giorni infernali dopo mi operano. Dieci giorni di droga e sono a casa. Un mese dopo appoggio di nuovo il piede a terra.  Un mese più tardi sono nuovamente in sella. Zoppico ma sono in sella. 24 Dicembre 2011. Scivolo con la bici su una lastra di ghiaccio scendendo per un sentiero non troppo impegnativo. Il chiodo che è dentro al mio femore si piega. Non ero guarito come qualche ortopedico sosteneva. Il 10 gennaio 2012 sono nuovamente sotto i ferri. Nel post operatorio rischio grosso a causa di uno strano sanguinamento. La seconda volta è più dura all’ospedale, ma per fortuna non sono solo. I Famigliari e la mia ragazza sono sempre con me. Gli amici mi ricordano quanto sia figo stare la fuori a godersi la vita. Si torna a casa.
                                                    foto di Luca Dreos
 Appena mi danno l’ok per poter appoggiare il piede salgo in mansarda. Lì c’è il trave. Lì inizia nuovamente la mia vita verticale.

1 commento:

  1. Grande Ste. Leggo queste righe con emozione.
    Big Up. Luca 14

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